1. Storie della storia del mondo, 2 - caino e abele


    Data: 16/08/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... peluria del ventre e, giunta nelle vicinanze dell’agognata appendice, ci scivolò sopra e la prese delicatamente in pugno.
    
    “Cosa fai?”, fece Caino, senza però accennare alcuna ripulsa.
    
    Il che ancora una volta fu scambiato da Abele per un consenso, tanto più che, vistosi oggetto di tali insolite attenzioni, l’organo in questione aveva reagito con un leggero inturgidimento.
    
    “Mi piaci…”, soffiò a quel punto Abele, col cuore in tumulto e l’inguine in subbuglio.
    
    “Ma cosa dici?”, reagì finalmente Caino, cercando di allontanarlo.
    
    Abele strinse ancora più forte il suo cazzo ormai turgido: per nulla al mondo ci avrebbe rinunciato, adesso che se lo sentiva pulsare caldo e poderoso fra le dita.
    
    “Ti prego, fratello, - lo implorò Abele - lasciamelo tenere un po’… un momento solo… è così bello stringere in mano il tuo cazzo… lo desidero tanto…”
    
    Caino era basito, sconvolto. Fosse stato un altro, avrebbe reagito con violenza, ma non voleva fare del male a suo fratello. Cercò ancora una volta di respingerlo con le buone.
    
    “Abele, - iniziò con voce che voleva essere calma e suadente – lo sai non possiamo fare queste cose… non è permesso fra uomini, lo sai…”
    
    Ma l’altro non lo ascoltava.
    
    “Ti prego, - continuava a pregarlo – ti prego… un momento solo…”, e approfittando della remissività di Caino, riuscì col volto ad accostarglisi al cazzo e dopo un paio di frenetiche slinguate al glande scappellato, se ne fece scivolare in bocca una buona metà.
    
    Suo malgrado, ...
    ... Caino non poté reprimere il piacere di ritrovarsi inglobato nel cavo orale del fratello, di sentirsi il glande avvolto e risucchiato nel calore bagnato della sua lingua, e la reazione non si fece attendere: il giovane perse ogni velleità di preservare la propria innocenza, si arrese agli stimoli della carne e lasciò che Abele proseguisse la sua opera di perdizione.
    
    Vedendo scemare ogni resistenza, questi si dedicò al suo compito con maggior fervore, premiato dalle sempre più copiose colate di sugo che sgorgavano dall’uccello e gli impastavano la lingua. I due erano ormai persi in un vortice di godimento, estraniati da qualsiasi realtà: Caino si abbandonava sul prato con gli occhi chiusi e gemiti sommessi gli sfuggivano dalle labbra dischiuse, mentre artigliava l’erba con le dita contratte e un fuoco sempre più virulento gli bruciava i coglioni; Abele, dal canto suo anfanava e sbavava sul cazzo corposo del fratello, succhiandolo e leccandolo come se non ci fosse domani.
    
    Poi, d’un tratto, Abele si strappò il gonnellino d’agnello dai fianchi e, come allucinato, gli saltò addosso a cavalcioni, si puntò il suo cazzo sul buco del culo e ci si lasciò cadere di schianto. Riscosso per un attimo dal suo torpore, Caino non fece in tempo a dire: che fai?, che un urlo di lancinante piacere gli sfuggì dalla gola, sentendosi quasi sbucciare l’uccello a quella subitanea penetrazione in un buco di verginale strettezza. Fu il colpo di grazia: Abele non era ancora arrivato in fondo, che le ...
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