1. Storie della storia del mondo, 2 - caino e abele


    Data: 16/08/2018, Categorie: Gay / Bisex Autore: adad, Fonte: Annunci69

    ... barattato dal fratello Asper con un paio di mele, che quell’anno gli erano venute davvero belle; il sole picchiava forte, nonostante l’imminenza dell’autunno, e lui era totalmente assorbito dal lavoro, quando:
    
    “Ciao, fratello.”, risuonò una voce alle sue spalle.
    
    Caino sobbalzò, lasciando cadere a terra la zappa. Si voltò di scatto, pronto a fronteggiare qualsiasi insidia; ma si tranquillizzò subito alla vista di Abele.
    
    “Ciao, fece allora con un sorriso – che ci fai da queste parti? Pensavo che fossi da qualche parte con le tue pecore.”
    
    “Con questo sole, si stanno riposando pure loro, laggiù, al limitare del bosco.”, rispose l’altro, fissando ammirato i muscoli del fratello, lucidi di sudore.
    
    “Ho pensato di portarti un po’ d’acqua fresca. - riprese poi, porgendogli un piccolo otre – L’ho appena riempito al ruscello. Ma vieni a sederti un momento all’ombra… riposati un po’ pure tu.”, e si diresse verso un grosso sicomoro, che protendeva i rami per un vasto raggio.
    
    Caino lo seguì e gli si sedette accanto sopra un grosso masso. Quando sollevò il braccio per portarsi l’otre alle labbra, un intenso aroma gli si sprigionò dall’ascella sudata. Abele si sentì rabbrividire, mentre istintivamente se ne riempiva i polmoni con un respiro profondo. Buttata indietro la testa, Caino bevve a lunghe sorsate l’acqua così piacevolmente fresca, sentendosene ristorare, mentre Abele gli fissava l’incavo dell’ascella, e uno strano languore lo prendeva alla bocca dello ...
    ... stomaco.
    
    “Grazie fratello, - gli disse Caino, restituendogli il piccolo otre – mi ci voleva. Ne ho lasciato un sorso anche per te.”
    
    Abele lo prese e se lo portò alle labbra: l’acqua rimasta gli parve ancora più dolce.
    
    “E’ meglio che vada, - fece Caino dopo un po’ – le lenticchie non si seminano da sole.”, e si alzò per andarsene.
    
    Abele rimase a fissare i muscoli poderosi delle gambe e dei glutei, che gli guizzavano sotto la pelle ad ogni passo: la striscia del perizoma gli si infossava profondamente nel solco delle natiche, mostrandolo pressoché nudo. Un impulso misterioso, come un bisogno a cui non poteva e non voleva sottrarsi lo spingeva verso quel fratello, lo spingeva a cercarlo, ad ammirarlo, a stargli vicino. La vista del suo corpo lo turbava, l’odore della sua pelle lo inebriava, il contatto sia pure fuggevole gli dava i brividi, gli seccava la gola.
    
    Nel suo sangue evidentemente scorreva lo stimolo che un tempo lontano aveva spinto suo padre Slut fra le braccia del povero Var, sacrificato per la sopravvivenza della specie.
    
    Appena il disco del sole toccò l’orizzonte come una palla di fuoco, Caino andò a riporre la zappa di pietra in un capanno di frasche, che era anche la sua abitazione, e si avviò verso uno stagno nei pressi, ansioso di ritemprarsi nelle acque, che alcuni torrenti e ruscelli, che scendevano dalle vicine montagne, mantenevano sempre deliziosamente fresche.
    
    Giunto sulla riva, Caino si slacciò la fascia del perizoma ormai fradicia di sudore; i ...
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