1. Di Libertà e Schiavitù – Cap. 2 – La Stanza


    Data: 14/11/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Etero Autore: Cagewax, Fonte: RaccontiMilu

    STACK….STACK…Il tipico suono delle luci al neon che si accendono la risvegliò dal sonno disturbato in cui si era assopita. Uno dei pochi impegni rimastigli tra un risveglio e l’altro. Dopo tante ore di silenzio, il ticchettio delle lampade al neon appese al soffitto pareva un tuono, tanto forte da romperle le orecchie, e la sua luce bianca, dopo giorni di buio, risultava così forte da farle male, obbligandola a ripararsi gli occhi con le mani. Cercare di coprire la sua nudità d’altronde era inutile, visto che qualcuno l’aveva pur spogliata e messa li. E in ogni caso, sporca com’era, immaginava di essere tutto fuorché eccitante. Sbagliando. Ovviamente si vergognava ad apparire in quello stato, ma questa era l’ultima delle sue preoccupazioni ora. In realtà le frullavano per la mente tutta una serie di domande; dove sono? Perché sono qui? Cosa posso avere mai fatto? A chi poi? Non aveva nessun ricordo particolare della sera prima del suo risveglio in quel posto. Ricordava soltanto di essere uscita a fare jogging alla solita ora, verso le 19.00. Si, era l’ora dell’aperitivo, o dell’apericena come va di moda dire oggi, ma a lei non piaceva molto la vita mondana e in ogni caso, essendosi trasferita da poco, non conosceva nessuno o quasi. Così verso sera, preferiva estraniarsi dal mondo, con le sue AirPods nelle orecchie e la sua playlist su Spotify. Indossava le sue scarpe da Running ed il suo completo sportivo, tutto rigorosamente Nike, con la scritta nera “Just do it” sul ...
    ... top aderente bianco, portato senza reggiseno, a lasciar intravvedere il segno dei capezzoli e gli shorts neri che mostravano le gambe ben tornite e la base delle sue chiappe scolpite . Non era una civetta ma ci teneva al suo corpo e non le dispiaceva mostrare i frutti dei suoi allenamenti. Non era una ragazza facile, aveva avuto pochi compagni e tradire non era nel suo stile, ma non le dispiaceva sentire gli sguardi dei ragazzi che incrociava quando usciva. L’ultima cosa di cui si ricordava comunque era l’inizio di “Shape of you” di Ed Sheeran lanciato nelle sue orecchie dall’iPhone XS che teneva nella fascia al braccio sinistro.
    
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    L’ordine e la voce autoritaria la fecero trasalire. Persa nei suoi pensieri, accecata e stordita dal rumore delle lampade e dalla luce, non si era accorta che fosse entrato qualcuno nella stanza. E infatti non era entrato nessuna, sentì il rumore di passi avvicinarsi fin dietro alla porta, che finalmente riusciva a vedere. Con fatica, cercò di raddrizzarsi nonostante le ossa e le giunture indolenzite per la posizione scomoda e l’aver dormito sul pavimento bagnato dalla sua stessa urina. Nel farlo cominciò a guardarsi intorno. La stanza non era affatto piccola, ed era parzialmente arredata, certo non come avrebbe arredato casa sua. Si trovava non lontano dalla parete alle sue spalle, opposta a quella in cui c’era la porta. Se solo fosse riuscita ad allungare le gambe altri 10 cm l’avrebbe toccata. Era tutto bianco, mobili, pareti, soffitto e ...
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