1. All I Want For Christmas


    Data: 12/08/2018, Categorie: Etero Autore: RunningRiot, Fonte: EroticiRacconti

    ... po' meglio di questa, puramente difensiva. E anche un po’ rischiosa.
    
    E infatti.
    
    - Tu me te sei pijato, se vede che stavi proprio a pezzi…
    
    E’ vero, io me lo sono “pijato”, preso. Da due anni ormai. E se lui sapesse… Dio, se lui sapesse. Sarò mai capace di dirgli tutto ma proprio tutto? Senso di colpa più forte di prima.
    
    Di colpo la sceneggiatura semi-erotica dentro la quale stavamo recitando scompare. Cioè, scompare per me, per lui non credo. Ma sticazzi. Mi muovo verso di lui e mi vado a sedere sulle sue ginocchia, gli getto le braccia al collo e nascondo la faccia nell’incavo tra la spalla e il suo collo. Mi piacerebbe che adesso arrivasse il remake di quella sera in cui mi disse “mi piaci perché non pesi un cazzo”, ma non è aria. Qualcosa è cambiato.
    
    All’inizio la sua reazione è la stessa di prima, sempre quella di un salmone affumicato. Poi piano piano capisce, lo so che capisce, lo sento. Mi abbraccia anche lui, mi stringe delicatamente a sé. E in quell’abbraccio io mi perdo come Leopardi oltre la siepe. La sfida cerebrale la facciamo un’altra sera, eh?
    
    Avrei dovuto saperlo che Luca era quello speciale. Avrei dovuto capirlo dal semplice fatto che dopo averlo conosciuto ci ho messo cinque giorni per scoparmelo.
    
    No, ok, scherzi a parte. Il vero problema è che sono stata al tempo stesso una scema e una stronza.
    
    Scema, appunto, perché non l’ho capito. Non lo prendevo sul serio, lo pensavo vacuo, futile, indeciso. Un bel manzo e basta. Con il quale ...
    ... divertirmi qualche mese sfruttando per di più la sua (notevole) capacità di spesa.
    
    Mi ammazzerei solo per questo. Dico sul serio, sbatterei la testa al muro.
    
    E mi ammazzerei anche per averlo tradito. E mica una volta o due. Un anno intero, con un uomo sposato. In quell’uomo cercavo cose che pensavo che Luca non potesse darmi e che probabilmente mai mi darà. Cose brutte, se viste da un certo punto di vista, ma di cui sentivo il bisogno. Di cui anche in passato ho sentito il bisogno.
    
    Ma questo è un discorso molto lungo e ci porterebbe troppo lontano.
    
    Invece restiamo qui, con me seduta sopra le sue gambe in questo abbraccio senza principio e senza fine.
    
    Quanto era? Otto mesi fa, mas o meno. Stessa ora della sera, stesso divano, stesso appartamento nello scantinato. Adesso lo chiamo “casa”, allora lo chiamavo “scannatoio”.
    
    Se vi va, seguitemi. Io torno indietro a quella sera, come da allora ci sono tornata un sacco di volte, e mi rivedo così, con la faccia nascosta in quell’esatto punto tra il suo collo e la spalla. Così come sono adesso.
    
    Solo che stavo piangendo da almeno un quarto d’ora.
    
    Era venuta così, all’improvviso, come una cosa che preme, preme e alla fine sfonda tutto. E in quel quarto d’ora abbiamo passato ogni stazione della via crucis. Dal “che hai?” al “perché piangi?”. “E’ successo qualcosa?”. “Mi dici cos’hai?”. Tutte le domande che si possono fare, tutte le preoccupazioni che si possono avere. Poi solamente le sue braccia che mi stringevano. E ...
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