Mimiche schive
Data: 27/08/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
... dal momento che mi subissava di candidi baci, di spontanei pizzicotti e di sincere carezze. Nel tempo, la ciclicità delle sue incursioni amorevoli andava aumentando, perché assieme a esse sbiadivano dileguandosi infine i miei rinomati e attesi sogni al suo fianco, o quantomeno nel suo letto. Lui sembrava non intuire né presentire la vampata che s’accendeva dentro di me a ogni suo contatto, io mi sentivo viceversa deflagrare d’eccitazione, finché un giorno non riuscendo a dominarla gli ribadii freddamente e sbrigativamente di smettere, in quanto non ero un gingillo qualsiasi da trastullare, perché malgrado ciò la mia fisionomia bambinesca e sprovveduta ero composta pure io di carne e di sentimenti, che non ero una fanciulla, ma una donna a tutti gli effetti. Lui si bloccò all’istante rimanendo incredulo e sbalordito, di fronte alla mia inedita, netta, quanto incisiva, radicale e probabilmente sproporzionata reazione. Quelle che seguirono furono le più irrazionali ore di mutismo e d’impaccio, adesso mi ero naturalmente identificata e adesso che cos’avrebbe pensato lui di me?
Il contesto iniziava a essere intralciante e sgradevole, gli sguardi diventavano elusivi e restii, si conversava soltanto per sospendere quel manto innaturale dell’incomunicabilità, tuttavia nell’ambiente s’inspirava la fragranza deprimente e mesta della pioggia. Io mi diressi verso casa e catturata all’inverosimile dall’agitazione m’adagiai sul letto e un mulinello insperato di pensieri iniziò a ...
... rotearmi nella capoccia, finché una vibrazione brusca mi fece sussultare, perché era il trillo del telefonino con una comunicazione in arrivo:
“Monica, ascolta, ritengo d’aver strafatto e abusato. Ti chiedo scusa, Walter”.
Quel messaggio fu per me come ricevere una genuina stoccata, una schietta punzecchiatura, anche io apprezzavo e stimavo fortemente il suo gesto, eppure quelle definizioni attribuivano logica e senno alle mie intime ansie e alle mie recondite apprensioni, perché io per lui ero solamente una soffice frugoletta da blandire e da lusingare, una fanciulla attaccabile e ingenua da salvaguardare, non una femmina con la quale completarsi e in ultimo concludere. Il giorno successivo non ebbi neppure la spavalderia d’andare al lavoro, non volevo imbattermi con lui, perché sarebbe stato per me assai mortificante e scoraggiante, in tal modo avvertii il reparto comunicando la mia malattia: sette giorni di riposo domiciliare. Io non mi ero resa conto fino a quel momento di provare un sentimento nei suoi confronti, quella che sembrava pura attrazione fisica era soltanto la cuspide d’un blocco di ghiaccio, dove peraltro di sotto divampava un corpo entusiasta d’emozioni e di genuina partecipazione. Io dovevo assorbire ed espellere al più presto quella scuffia d’affetto e d’attenzione, eppure in quegl’istanti la particolare opera che ti piace compiere è invero compatirti e compiangerti, perché non fai altro che considerare e soppesare lui nonostante ti faccia stare male, per ...