L'Uomo Nero
Data: 05/08/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Judicael Ouango, Fonte: EroticiRacconti
... ero alla gogna per il semplice fatto di essere nato nero. Un’ingiustizia che ti penetra in ogni fibra del corpo, ti rosicchia l’anima, ti graffia lo spirito. Non esiste nulla di più avvilente dell’essere considerato una nullità per una ragione come questa. Il mio fratellino, un giorno, arrivò anche a chiedere a mia madre se esistesse un modo di cambiare colore. Non potevo dargli torto, la pressione era tanta e anche la rabbia.
Divenni scontroso e irascibile.
Già a dieci anni, non esitavo a saltare addosso ai miei compagni quando mi insultavano o mi offendevano con epiteti razzisti. I miei erano disperati. Mi mandarono dallo psicologo, ma l’esimio specialista non sapeva nemmeno dove fosse il Congo. Non avrebbe mai potuto comprendere che la mente di uno come me era composta da due parti, che ne partorivano una terza. Quella africana non vissuta, quella europea negata, quella di un bambino solo in un mondo che non gli apparteneva.
Mio padre pensò di iscrivermi alla scuola calcio per placare il mio nervosismo. Fu allora che tutto cambiò. Ero bravo, davvero bravo. Un talento naturale.
La mia furia la riversavo su quel campo. Correvo come un forsennato, non avevo paura di farmi male, il contrasto non mi spaventava e, tecnicamente, avevo doti innegabili. Nel giro di tre anni, diventai il giocatore più bravo della regione. Fui convocato alle nazionali e il mio destino cominciò a cambiare.
Nel frattempo, oltre ad essermi guadagnato il rispetto a scuola a suon di botte, ...
... destavo ammirazione per le mie doti calcistiche. Già si sussurrava che squadre come il Milan e l’Inter fossero interessate a me.
Nonostante tutto questo, c’erano ancora le feste alle quali non ero mai invitato, luoghi dove non ero benvenuto... così la mia rabbia persisteva perché un giorno ero un promettente idolo, il giorno dopo solo uno sporco negro.
Avevo quindici anni ed ero nel dormitorio dell’Inter. Avevo rinunciato alla scuola vera, per accettare di rientrare a far parte delle speranze di un paese intero che sognava titoli. Parlavo spesso del futuro con i miei amici, anch’essi calciatori. Eravamo riuniti nella stanza di uno di noi, e da adolescenti promettenti, giocavamo alla playstation e davamo un’occhiata alle ragazze sui siti di incontri. Il nostro status di internati di una squadra prestigiosa come l’Inter ci rendeva particolarmente ambiti dalle ragazze di tutte le età. Eravamo il futuro del professionismo e, di conseguenza, eravamo non solo nel mirino delle ragazzine, ma anche di molte ragazze più grandi. Il nostro potenziale era altissimo.
“Fammi vedere”, disse Ronaldo, un giocatore brasiliano proveniente del Boca in Argentina. Gli passai il cellulare, c’era la foto in costume di Jessica, una ragazza con la quale avevo chattato per qualche giorno e ci eravamo dati appuntamento in una strada adiacente al centro. Contavo sui miei compagni di stanza perché mi coprissero casomai scoprissero la mia “fuga”. Qualcuno lo faceva di tanto in tanto, per me era la ...