L'Uomo Nero
Data: 05/08/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Judicael Ouango, Fonte: EroticiRacconti
L’uomo nero
Sono nato a Bergamo oltre quarant’anni fa. Per uno come me, intendo, con la pelle del mio colore, era singolare vivere in mezzo ad una maggioranza di persone di un’altra tinta. E difficile la considerazione che avevano della mia. Chi mi sfiorava la pelle con curiosità, chi si manteneva a debita distanza da me e dai miei genitori, chi, addirittura, vietava al proprio figlio di giocare con me al parco. Mio padre, ingegnere alla Fiat, venuto dal Congo per proseguire i suoi studi, non ci faceva mancare niente, ma era poco presente. Mia madre, infermiera a Kinshasa, si era trasferita per amore di mio padre perdendo così ogni qualifica professionale, il che le consentiva di condividere a pieno le nostre realtà di vita quotidiane. E non era facile. La vedevo spesso piangere quando venivamo cacciati da un negozio, presi in giro per strada, o quando le altre mamme non volevano che i loro bimbi giocassero con noi. Mamma era molto sensibile. Una donna forte che aveva scelto la sua professione proprio per aiutare le persone; si sentiva inutile in quel contesto, offesa, sottovalutata e, come se non bastasse, mio padre non c’era mai.
Anche mio padre, viveva le sue difficoltà. Al lavoro aveva dovuto scontrarsi con alcuni razzisti dichiarati che non perdevano l’occasione di buttargli fango addosso o di ostacolarlo il più possibile nel suo lavoro. La sua era una lotta continua contro l’ignoranza e la superbia della gente.
Io, mio fratello e mia sorella, da piccoli, ...
... non avevamo sofferto molto. Non perché ci bastasse stare insieme, ma per noi era diventata normale la divisione in base a criteri che allora non conoscevamo. Eravamo abituati alla cattiveria della gente nei confronti del colore della nostra pelle o, all’opposto, alla loro compassione estrema che era addirittura peggio del disprezzo. Vidi mia madre piangere in pubblico una volta, quando una signora le diede dei soldi mentre passeggiavamo nelle strade del centro, dicendole: “Tenga signora, e che il cielo vi aiuti”.
Mamma non voleva aiuto. Mio padre guadagnava molto bene. Lei, semplicemente, voleva vivere in un posto dove non esistessero offese gratuite. Il razzismo, essendo africana e avendo, oltretutto, vissuto la drammatica esperienza delle guerre tribali, era disseminato ovunque. Lei lo sapeva, ma non immaginava che gente sazia, che non sapesse cosa significhi avere fame, potesse essere cosi cattiva. Lei, ingenuamente, pensava che in Europa la gente fosse buona a prescindere, perché non aveva problemi di sopravvivenza. L’assenza di mio padre non faceva che complicare le cose. Mia madre si sentiva abbandonata e cominciò a bere.
Per un increscioso episodio in chiesa, finito ad insulti pesanti e razzisti nei nostri confronti, non fummo più mandati a scuola. Io e i miei fratelli eravamo felici, visto che il prete ci trattava in malo modo. Il circolo delle donne del quartiere aveva rifiutato di ammettere mia madre, adducendo pretesti talmente inconsistenti da far sorridere ...