1. Il territorio del sogno


    Data: 03/08/2023, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... penserà Minh.-, disse Monique. Non rifiutai.
    
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    Minh probabilmente intuì cosa fosse accaduto, ma si astenne saggiamente dal commentare. Tornare ad Halifax non richiese molto tempo, ma purtroppo ci accorgemmo presto dei cambiamenti. La città pareva avvolta da una cappa di terrore e inquietudine che non avevo mai sentito. Come se l’intera città avesse una spada puntata alla gola. Alcune caute domande svelarono che la mia casa era stata affittata a terzi, vietnamiti, gente strana, tatuata. E quello non era un bene. Il disegno si stava chiarendo sempre più in fretta. -Dobbiamo muoverci a organizzarci.-, dissi a Minh e Monique una volta tornato alla nostra auto. Loro annuirono e preparammo un piano: Io e Monique avremmo cercato di localizzare la chiesa che pareva il centro delle pratiche dei cultisti di Shub-Niggurath mentre Minh si sarebbe recato in avanscoperta alla casa che un tempo abitavo. Il Vietnamita prese una pistola e controllò che fosse carica. Non avremmo fatto prigionieri, pareva chiaro. Personalmente non ero entusiasta di dover uccidere ma l’idea di permettere a quegli sciroccati di evocare chissà quale orrore dimensionale sul suolo americano era semplicemente troppo. No, non c’era più spazio per i compromessi. Era noi o loro. Minh si allontanò e io e Monique, travestiti da turisti in visita, raggiungemmo le vicinanze della chiesa. L’inquietudine ora la sentivo dentro. Peggio di prima. -La senti?-, chiese la nera. ...
    ... Sì. La sentivo eccome. Era come una cappa opprimente, il cappio al collo che si stringeva segando la pelle e strozzando lo spirito e la volontà. -Dobbiamo agire.-, dissi, -Appena Minh torna ce ne occupiamo.-.
    
    Minh tornò due ore dopo che era già pomeriggio inoltrato. Gettò la pistola in macchina e uno zaino. A giudicare dal suo viso, non era finita bene. -Cos’è successo?-, chiesi. Diretto. Sapevo che girarci attorno non sarebbe servito. -Hanno cercato di uccidermi. Erano in tre. Tutti uomini e tutti pazzi. Blateravano cose insensate alzando i loro coltelli al cielo. E io…-, il sociologo crollò in avanti, e scoppiò in lacrime, il viso tra le mani. Lo lasciai sfogare, sapevo bene cosa significasse uccidere. Una linea che veniva varcata, un confine che veniva attraversato e da cui non si poteva recedere. Ecco la verità: Minh, come me, avrebbe portato il peso di quanto fatto a vita. -Qualcuno ti ha visto uscire o entrare?-, chiesi dopo che si fu calmato. -No… No. Sono stato abbastanza furtivo.-, disse lui, -Là dentro era un bordello: soprattutto c’erano libri… roba come quella che leggi tu, Monique.-. -I vietnamiti sono della tribù perduta?-, chiesi io a nessuno in particolare. -No. Lo escludo. Per me sono stati appena reclutati. May Lyn si è data da fare.-, disse la nera con aria truce. Annuii, incapace di sfuggire alla sensazione che la colpa fosse mia. Ero stato io a portarla lì… E ora a causa mia altra gente moriva e impazziva… -Tracce o cose simili?-, chiese Monique. Minh ...
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