Il territorio del sogno
Data: 03/08/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... per baciarmi. -Facciamo sì che sia eccezionale.-, dissi io. Le mie labbra sfiorarono le sue. E improvvisamente ebbi paura. Ebbi paura mentre mi baciava, ebbi paura mentre le nostre lingue si sfioravano, cercavano e intrecciavano. Ebbi paura mentre le sue mani mi cercavano al di sotto dei vestiti e mentre la sua maglietta finiva sul pavimento, seguita dalla mia e dai miei calzoni. Ebbi paura di sentire quella cantilena. Monique parve capirlo. Il corpo d’ebano illuminato dalla luce della cucina pareva scolpito. Mi sorrise, bianco su scuro, sicura e decisa. -Non temere. Io non lo faccio per rubarti anni di vita. Lo faccio perché voglio. Tutto qui.-, disse. La guardai. Non aveva grasso addosso, solo muscoli e un corpo semplicemente perfetto, costruito per l’amore e il sesso. Una vera e propria fantasia fatta carne. La desideravo, ma a bloccarmi c’era il ricordo di May Lyn, la frantumata illusione d’amore che avevo nutrito e soprattutto il terrore provato, sotteso ma sempre presente, durante i nostri amplessi. Espirai. Perché non potevo semplicemente scordare l’orrore, almeno per ora? Era tanto da chiedere una tregua? Mi avvicinai, accarezzandole il petto superbo. Un seno che pareva voler sfidare la forza di gravità. -Quanto tempo che non faccio l’amore…-, sussurrò Monique. L’amore. Non sesso. Non mero accoppiamento. Ora capivo. Eccola la chiave per uscire dalla prigione di orrori. Sorrisi e la baciai. Lei rispose al bacio, finendo intanto di spogliarmi. Sentivo il mio membro a ...
... contatto col suo pube, fiamme fuori e dentro me ardevano, chiamandomi, implorandomi di farla mia. Monique sorrise. -È grosso.-, disse prendendomelo in mano. Aprì le gambe mettendo in mostra la vulva glabra. -Fammi tua. Viviamo al meglio questo tempo, poiché non sappiamo se ce ne sarà un altro.-, mi esortò. Io sorrisi e guidai il pene sino all’imbocco della vulva. Lei si sdraiò sul tavolo. Spinsi, affondando nell’oceano caldo del suo piacere. -Ah… quanto tempo! Continua!-, esclamò Monique. I primi colpi giunsero lenti, esitanti e timorosi. Poi sempre più forti, decisi. Cambiammo posizione. Mi sdraiai sul pavimento, consapevole che non sarei riuscito a trattenermi sino a raggiungere un letto. La nera mi salì sopra con impeto e prese a cavalcarmi. Visione paradisiaca di un’amazzone giunta da un passato impossibile. Le strinsi i seni. Le nostre bocche s’incrociarono, scambiandosi boccate di saliva senza quasi fiato per dire cose prive di senso. Io sussurrai qualcosa come “ti amo” o qualcosa così. Qualcosa di stupido e impossibile, molto probabilmente. Ma sicuramente qualcosa che sentivo vero. Lei gemeva, mi chiamava “amore” o “tesoro” parole che diceva ad altri forse ma che non sentivo meno vere delle mie. Affondai dentro la nera e infine venni con lei sopra di me. Rimanemmo immobili per un lungo istante, la mente vuota e il cuore che batteva forte. Vivi. Più che mai. -Torniamo a letto.-, dissi io, -Minh potrebbe non approvare…-. -Vieni a dormire con me. Non m’importa di cosa ...