1. Il territorio del sogno


    Data: 03/08/2023, Categorie: Etero Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... tra il primo e il secondo giorno di battaglia, noi marines ci limitammo a mantenere la posizione, troppo preoccupati dalla troppo vicina presenza nemica per dormire. La notte era inframmezzata dalle raffiche di armi automatiche e ricordo di aver distintamente sentito un mio commilitone urlare di dolore mentre veniva colpito. Quella notte nessuno di noi chiuse occhio e sono intimamente certo che lo stesso valse per la notte attuale, quella in cui, dopo tanta preparazione, ci accingemmo ad affrontare orrori ignoti ai più. Quella prospettiva non favoriva certo il sonno. Mi girai e rigirai nel letto, incapace di prendere sonno. Quando infine, gettai un occhio al mio orologio, leggendovi l’ora (le 00.32), decisi che non valeva la pena tentare di dormire. Mi alzai cercando di non disturbare nessuno. Una sigaretta sarebbe stata l’ideale ma non ce l’avevo: nella fretta di raggiungere Minh e la verità che ora sapevo non ne avevo comprate quando mi si era presentata l’occasione. Ergo, ora ero lì, in una casa che mi sembrava terribilmente misteriosa, con una donna bellissima che non osavo avvicinare per il timore di essere respinto, prossimo a uno scontro inimmaginabile e senza possibilità di riuscire a rilassarmi. Una sete atroce mi tormentava. Arrivai in cucina per miracolo di volontà e puro istinto. Accesi la luce. Acqua… trovai una bottiglia. Cercai i bicchieri, tentando di ricordare da dove li avesse presi Monique. Niente. Fui tentato di andare a svegliarla solo per poter sapere se ...
    ... potevo bere a canna, poi dedussi che non era il caso. Mi rassegnai a soffrire la sete. -Puoi bere a canna. Non preoccuparti.-, disse la voce della nera. Mi girai. Eccola lì. Monique Devaroux indossava solo una maglietta più larga del dovuto. Forse aveva le mutande, o forse no. Fatto sta che il mio pene registrò immediatamente la sua presenza come un ottimo motivo per attivarsi. Balzò sull’attenti, ergendosi senza ritegno. Una fortuna che indossassi i jeans, comunque ero quasi certo che la nera si fosse accorta del mio evidente stato. Monique avanzò sino a una credenza, prendendo due bicchieri. -Versa tu. Ho bisogno di bere. Neanche tu riuscivi a dormire, eh?-, chiese. Annuii mentre versavo finché lei non mi disse stop. -Il Vietnam ti ha segnato.-, disse lei. -Non solo. È anche il pensiero di quel che affronteremo. In Vietnam, grossomodo sapevo a cosa stavo andando incontro. Qui… Sto andando verso l’ignoto.-, ammisi. -Ma non sei solo.-, disse lei. Mi appoggiò una mano sulla mia. Il mio membro si erse fiero. Non sapevo cosa dire. Solo, passai un braccio attorno alla vita della donna e annullai la distanza che ci divideva. Lei non fece resistenza, e in pochi istanti fu tra le mie braccia. Come dirglielo, come spiegarle, come chiarirle che la volevo senza sembrare un cavernicolo? -Io… Io credo che tu sappia già cosa voglio dirti.-, sussurrai. -Lo so. E sappi che sono d’accordo.-, disse lei, -Se questa è la nostra ultima notte…-. Piantò il suo sguardo nel mio mentre si protendeva ...
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