Il territorio del sogno
Data: 03/08/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... mi addormentai. Mi svegliai un imprecisato tempo dopo e mi buttai in bagno. Svegliarla o no? Sì, decisamente. Aprii l’acqua della doccia e mi lavai sommariamente. Pochi istanti dopo, May Lyn si svegliò. -Che succede?-, chiese, gli occhi ancora socchiusi dal sonno. -Quel mio parente… Mio cugino… è peggiorato! Ho chiesto di poterlo raggiungere.-, dissi. -Starai via a lungo?-, chiese lei. Io non ebbi bisogno di fingere un’apprensione e un timore che erano realissimi. Da parte sua percepii preoccupazione ma poteva perfettamente essere finta. -Ancora non lo so. Ma ti chiamerò.-, promisi. La baciai. Lei rispose al bacio. -Possiamo dirci addio come si conviene, no?-, chiese. Mi strinse il membro da sopra i calzoni del pigiama e iniziò a manipolarlo con la consueta abilità. Resistendo le avrei spezzato il cuore ma obbedendo avrei potuto finire col perdere qualcos’altro. Era pur vero che si sarebbe insospettita… Il nostro bacio stava divenendo indiavolato. Resistere era così difficile… Scesi con una mano sino alle sue natiche, stringendole con foga. La volevo. E non sarebbe neppure stato sbagliato desiderarla. Eppure non potevo sfuggire a quella parte razionale che mi urlava di non cedere. Ma non cedere pareva impossibile mentre lei mi baciava masturbandomi. Il minimo che potevo fare era limitare i danni. Le infilai le mani sotto la veste, scostando le mutandine con rapidità quasi brutale. La vulva di lei era già schiusa e bagnata. Invitante. Resistere era difficilissimo. La ...
... spinsi in ginocchio. -Succhiamelo un po’ tesoro.-, sussurrai. Cercai di non pensare a tutto ciò che avevo visto ma sprazzi della mia esplorazione notturna si manifestarono mentre May Lyn mi suggeva il pene con golosità. Quando infine le venni in bocca pensai di aver superato un’altra prova. Pensai di potercela fare. Forse. Lei mi sorrise, ingoiando l’intero carico che avevo depositato nella sua bocca. -Quando tornerai dovrai scoparmi a morte.-, sussurrò. -M’implorerai di avere pietà.-, risposi.
Mentre uscivo con lo zaino già pronto, pensavo che la mia risposta non era sbagliata: l’avrei davvero portata ad implorarmi. Arrivai al Central Café. -Desidera?-, chiese la cameriera. Era la stessa del giorno prima. Bene. Supponevo che Minh avesse disposto un modo per mettermi in contatto con lui in caso di bisogno. Qualcosa che non implicasse il rischio di una comunicazione telefonica. O almeno lo speravo. Se così non fosse stato sarei stato nella merda sino al collo. -Il vietnamita che c’era qui ieri… Le ha per caso lasciato il suo numero?-, chiesi. -Prego?-, domandò la donna. Sospirai. Mi ero spiegato male. -Mi perdoni. Mi chiedevo se il signor Minh le avesse lasciato qualcosa per permettere al sottoscritto di contattarlo.-, dissi. La cameriera, bionda e piacente ma decisamente non troppo sveglia, fece del suo meglio per ricordare. Dopo qualche minuto annuì. -Ha detto che, se lei è il signor Blackwall, deve chiamarlo a questo numero.-, disse porgendomi un foglietto stropicciato. ...