Il territorio del sogno
Data: 03/08/2023,
Categorie:
Etero
Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu
... cacciando l’indecisione. -Sì… Sì, ci sono. Ok. Domani alle nove al Central café.-, dissi. Minh appese senza dire altro. Appesi il telefono. Improvvisamente sentii un gelo, un timore reverenziale e assoluto, la paura e la consapevolezza che niente, niente!, sarebbe mai più stato uguale. Scossi il capo. Avrei ascoltato ciò che Minh mi avrebbe dovuto dire, poi me ne sarei tornato a casa, avrei trombato con mia moglie e sarei andato avanti con la mia vita. May Lyn entrò, sorridendo. Aveva una borsa con dei libri. Libri di Latino, un dizionario, un libro dal titolo ignoto rilegato in pelle nera e altri libri di storia. Mi baciò a tutta bocca, poi notò la mia aria non esattamente quieta. -Tesoro, che succede?-, chiese. Io tentennai. Dirglielo o non dirglielo? Decisi. -Nulla… un parente che sta male… Nulla di che. Domani ne saprò di più.-, dissi. Avevo oltrepassato una linea, mentendole avevo infranto un tabù. Speravo che la verità di Minh valesse tutto ciò. Lei mi baciò di nuovo. -Mi dispiace tanto, tesoro.-, poi salì le scale. Al piano superiore c’erano la sua camera privata (quella in cui io non potevo entrare e che lei diceva essere adibita a scopi religiosi) e la nostra camera matrimoniale. Rimasi fermo, poi semplicemente presi un respiro e andai a fare una doccia. Mentre l’acqua mi scorreva addosso, pensai che era un bel casino. Sentii la porta aprirsi e May Lyn scivolò dentro. Entrò nella doccia e s’inginocchiò, prendendomelo in bocca senza una parola. Mi fece una pompa ...
... sublime che terminò con la mia venuta nella bocca di lei. Dopodiché, May Lyn disse una frase che mi fece male. -Amore, so che tu non mi mentiresti mai.-, lineare, spietatamente calorosa come frase. Mi abbracciò. La abbracciai. E solo un irrazionale impulso m’impedì di dirle la verità.
Il giorno dopo alle 9.00 spaccate arrivai al Central Café. Mi ero dato malato al lavoro per quell’incontro ma ammetto che non era chissà quale decisione. Molte cose non quadravano ed era ora di avere delle risposte, se Minh realmente le avesse avute. Ma dal suo tono non pareva mentire, almeno non tanto male da farsi sorprendere. Era anche possibile che mi giocasse del tutto e che fosse lì per ricattarmi o chissà che altro, ormai però ero lì e dovevo andare a vedere il suo bluff, se poi di un bluff si trattava. Entrai nel bar con passo calmo, analizzando la scena come quando, nella giungla, andavo a caccia dei vietcong. Due impiegati di qualche banca facevano colazione con una zuppa di pomodoro. Una donna sola sorbiva un café e, nell’angolo c’era Minh. Il sociologo non pareva invecchiato di un giorno, cosa che mi ricordò la mia faccia. Ero invecchiato, precocemente. Anche quello non era normale… Che diavolo stava succedendo? I dubbi si ripresentarono, mille e mille volte più forti. Furono quelli e nient’altro a farmi avvicinare al vietnamita che beveva un thé. -Signor Minh?-, chiesi. Lui sollevò lo sguardo. La tazzina tremò nelle sue mani e un’espressione turbata si disegnò sul suo viso. -Signor ...