1. La vera nuziale 1


    Data: 02/08/2018, Categorie: Etero Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69

    ... le cose più belle che la vita ci ha dato; se non vuoi capire e preferisci vivere di rimpianti e di rimorsi, devo per forza lasciarti alle tue scelte; la mia è già fatta ed è l’autonomia totale.”
    
    “Sii maledetta in eterno; la tua sincerità è perfino brutale; non devo sforzarmi, per capire che, se mi va bene e divento ricco, ti chiederei di restare in casa per noi e tu soffriresti; se dovessi rinunciare a qualche avanzamento per non allontanarmi da te e dal tuo lavoro, saresti tu a sentirti in colpa; comunque, la nostra storia nascerebbe sotto una cattiva stella e alla fine ci troveremmo a maledire questo momento di estasi meravigliosa; forse non dovevi dirmi che ti sei innamorata; lo so, lo sapevo e lo sono come te.”
    
    “Allora, facciamo l’amore finché ne abbiamo forza, poi tu scapperai verso il tuo futuro e, se la sorte vorrà, forse un giorno ci troveremo ancora e ricorderemo con affetto questi momenti di verità dolorosa.”
    
    Ripresero a fare l’amore, stavolta come innamorati cotti e stupidi, dimenticando la loro matura abilità nel fare sesso; l’unica cosa che li interessava era fondere i corpi fino a renderli una cosa unica, quasi che potessero, penetrandosi, diventare inestricabili; Clorinda cercava di sentire il corpo di lui in ogni lembo di pelle; si fece prendere da sopra, da sotto, da dietro, da davanti, in tutti i buchi; gli offriva il corpo quasi con devozione e gli chiedeva di sentirlo in ogni anfratto.
    
    Lui sembrava non saziarsi di assaporare il seno, i ...
    ... capezzoli, il ventre, l’ombelico, la vagina, l’ano, il viso, le orecchie, gli occhi; percorreva coi baci il viso amato, quasi a stamparsene nella memoria le fattezze; passava delicatamente sulla gola e sul petto, per riconoscere i punti erogeni che aveva solleticato tante volte; percorse con la lingua la cavità orale, strappandole fremiti di piacere; si abbandonò sui seni cibandosene a sazietà; leccò, titillò e succhiò con amore i capezzoli.
    
    Clorinda ingaggiava con lui autentici duelli di mano e di lingua per restituirgli la gioia di leccare, toccare, titillare, accarezzare ogni parte del corpo; si stendeva su di lui e faceva aderire membro a membro, stringendogli le mani, succhiandogli i capezzoli, affondando il viso nella peluria leggera del petto fino ad impossessarsi della verga da succhiare, leccare e spingere a fondo nella gola; appoggiò la cappella alla vagina, si penetrò con forza sovrumana, quasi ad uccidersi con la strana spada e la imprigionò.
    
    Fu una copula immensa, storica, nella quale facevano convergere mesi di passione soffocata, la gioa di ritrovarsi e la rabbia di doversi lasciare subito dopo; in alcuni momenti, lui si sentì ribollire di rancore, all’idea che lei riuscisse a fare tutto tanto lucidamente e a costringerlo, in certo senso, a negare tutto l’amore che stavano testimoniando per un futuro lineare e organizzato, quasi predeterminato; ma sapeva che la sua era lucidità e buonsenso.
    
    Clorinda si diede della stupida, ad ogni brivido di immenso piacere ...