1. La Caduta. Oltre il Confine: Rivelazioni e passione.


    Data: 01/07/2023, Categorie: Erotici Racconti, Etero Sensazioni Autore: Rebis, Fonte: RaccontiMilu

    ... malie. Per questo Socrax ti ha dato l’Abraxes, la Prima Lama, perché tu fossi in grado di forgiare il futuro. Sia come sia, tu ora hai il fato di Roma, e di tutto il mondo, nel tuo pugno. Altri avrebbero già usato un simile potere, senza ritegno. Ma tu no. Lo rifuggi, lo custodisci ma senza cader preda del suo fascino. E anche solo questo ti rende diverso. I Justicarii l’avrebbero usato per favorire un candidato o l’altro, la Stirpe avrebbe fatto lo stesso. Tu no.-. -Non sono un eroe…-, risposi. Staccai le mani dalla lama, lasciando che cadesse. -No. Ed è per questo che sei migliore di molti di noi.-, ammise Vera. Colsi qualcosa nel suo sguardo. Ammirazione? Affetto? -Non mi sento migliore…-, ammisi. Mi accorsi che eravamo vicini, che sorrideva. Mi accorsi del mio cuore che batteva, del suo tocco, così delicato ma sicuramente capace di ferire se solo avesse voluto. Mi accorsi del desiderio che, malgrado la recente morte di Fatma, sentivo. Mi vergognai di considerare Vera Nemlia una bellissima donna, oltre che l’unica alleata che avevo in quel viaggio solitario. -Dove siamo diretti?-, chiesi, cercando di sfuggire a quei pensieri. -Isole Gerniae. Sono abitate da piccoli villaggi di pescatori. Ci riforniremo e faremo rotta verso la nostra destinazione. Il luogo dove tutto questo può finire.-, rispose Vera. -E i tuoi ordini?-, chiesi con stupore. Lei sorrise. -I miei ordini sono cambiati.-, rispose. Annuii mentre vedevo le isole stagliarsi in lontananza dinnanzi a ...
    ... noi.
    
    Approdammo sulle rive della Gernia Minore, l’isola più piccola. Trovammo cibo e acqua. Ligi alle leggi dell’ospitalità, gli abitanti ci concessero un’abitazione. Potemmo finalmente riposare. Il giorno successivo ripensai a tutto. A ogni cosa. Era accaduto tutto così… Così repentinamente. Avevo odiato Vera, ma avevo odiato soprattutto me stesso. Per la mia debolezza, per non aver mai preso in mano il mio destino e soprattutto, per non aver saputo capire… Osservai la Prima Lama. -Io sono il tuo custode.-, dissi piano. La Lama, pezzo di metallo freddo immobile, attendeva. Pareva attendere un’altra mia parola. Una mia comprensione. O una mia decisione. -Io sono il tuo guardiano.-, dissi. Niente. Ma era tutto lì. Custode? Guardiano? Ero questo? -Io sono…-, cominciai. Mi fermai. No. Non era su di me che doveva cadere l’attenzione. Studiai la lama, il suo profilo brutalmente efficiente, il suo tagliente affilato, la sua forma aggressiva. Un idea mi balenò alla mente. Una comprensione che sfavillò un istante, prima di sparire di nuovo. La appoggiai. Sentii la porta aprirsi. Era sera, avevo già cenato… Chi poteva essere? Mi voltai. Vera Nemlia entrò, il viso sorridente nelle vesti che una delle donne del villaggio le aveva donato. Mi guardò. Io la guardai. Desiderio, di nuovo. Prese a scorrere nelle mie vene, a dettare il ritmo. Ma non era giusto, Fatma era morta da poco e… E io ero vivo. Non era forse giusto che io gioissi di quella vita? La domanda mi fece pensare. Era così? Il lutto era ...
«1...345...»