Factory Slut Capitolo 3
Data: 24/07/2018,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Koss, Fonte: EroticiRacconti
... si innervosiva. Non succedeva spesso, Vera, dopo le prime settimane, aveva capito che era semplicemente inutile non obbedire. Si prendevano un sacco di frustate e poi si finiva per fare quello che Anthony voleva. Quindi ubbidiva, anche se non sempre volentieri.
Il conte aveva sempre avuto una ponygirl, come il padre prima di lui e il nonno prima ancora e così via… Prendevano una delle ragazze più forti dei villaggi che ricadevano sotto il loro dominio e la usavano come tale per una decina di anni, fino a quando avevano le forze per quel ruolo, poi la sistemavano facendola sposare con qualche servo della casa. Ovviamente era molto duro ed umiliante, ma aveva anche i suoi vantaggi, vivere nella casa del conte per tutta la vita voleva dire non rischiare di morire di fame, avere un giaciglio al caldo e sicurezza. Qualche anno prima era toccato a Vera, che era senza ombra di dubbio, la ragazza più adatta di quella generazione. Forse il conte avrebbe fatto sposare Vera con Antony.
Il servo, a fine giornata, la metteva a novanta gradi, prendeva uno sgabello, ci saliva sopra ed in piedi, tenendola per i fianchi e qualche volte prendendola per le tette, se la fotteva. Poi la portava alla doccia e la lavava. Quindi le preparava un trogolo per la cena e infine la metteva a dormire. Vera si addormentava poco dopo il tramonto, le sue giornate erano molto faticose e la mattina la sua routine iniziava prima dell’alba.
Irina si svegliò lentamente, sentiva male dovunque, ai ...
... capezzoli, al naso, ai genitali.
Provò a gridare e non ci riuscì, la paura la paralizzò. Si guardò ed inorridì, era nuda e aveva anelli, sui capezzoli e sulle grandi labbra della fica, sul clitoride. Cercò di portare una mano al naso, ma le braccia erano inchiavardate dentro un sacco di pelle, dietro la schiena. Ma quello che la stava facendo impazzire e piangere era che non poteva parlare. Dalla sua gola uscivano solo versi striduli che somigliavano al nitrito di un cavallo.
Vide che era bardata, le mani e le braccia dentro un sacco dietro le spalle, chiuse e non utilizzabili, un reggiseno di strisce di pelle racchiudeva il suo piccolo seno e poi una pancera e gli stivali alti fino alla sommità delle cosce, la fica era esposta nuda. E in testa sentiva di avere una calottina.
Era sdraiata nella sua celletta e non sapeva come fare a mettersi in piedi, con le mani non si poteva aiutare e quei trampoli ai piedi rendevano tutto difficile.
Era il primo giorno in cui si svegliava con la mente vagamente lucida, non riusciva a capire dove era, e neanche ricordava chi era veramente, come mai era conciata a quel modo e non poteva parlare.
Ivan aprì la porta della celletta ed entrò, Irina lo guardò sollevando lo sguardo spaventata e speranzosa, provò a parlare, ma solo qualche verso gutturale uscì dalla sua bocca, non capiva come mai. Era certa che lei parlava o almeno aveva parlato fino a quel momento.
Ivan era alto, biondo, bello, con i capelli lunghi alle spalle e lisci, gli ...