L'infermiera del collegio - Seconda parte
Data: 04/02/2023,
Categorie:
Prime Esperienze
Autore: Margaret, Fonte: EroticiRacconti
... compressa, torni pure da me.”
Dovevamo andar via. Per sola convenienza, educazione e rispetto che mi hanno sempre contraddistinto, dissi alla dottoressa:
“La ringrazio per quello che ha fatto per me. Grazie anche alla dieta personalizzata, sto veramente bene. Credo di aver risolto definitivamente quel mio problemino.”
E la dottoressa, ancora una volta: “Se ha qualche problema o per qualsiasi altra cosa, torni pure da me.”
……..Ed il diavolo volle che dopo circa un mese fui, anzi fummo costrette in cinque, a ricorrere alle cure mediche.
In pieno inverno, la Direzione del Collegio organizzò per un fine settimana la visita ad un Luna Park che aveva posto le tende nel Cantone.
L’iniziativa riscosse ampia approvazione fra le ragazze che non volevano tornare a casa per il fine settimana. La permanenza in Collegio nel gelido inverno ci garantiva riposo, tranquillità, svago e, questa volta, anche il Luna Park.
Ci recammo con i due pulmini scuolabus di proprietà del Collegio, ma, all’ingresso, iniziò a piovere molto forte. Molte ragazze dopo una decina di minuti decisero di ritornare in Collegio, noialtre, coraggiose (??) decidemmo di rimanere. Ma non fu una scelta felice. Rimanemmo per tanto tempo con i vestiti bagnati e, per ultimo, salimmo sull’otto volante esposte al vento ed al freddo. Risultato: iniziammo a sentirci male.
Il gruppo delle “coraggiose” si componeva di otto ragazze. Di queste, tre se la cavarono con un bel raffreddore che non richiedeva ...
... trattamenti specifici, ma le altre cinque, (tre dell’ultimo anno, me compresa, e due del penultimo anno), dopo poco più di due giorni, eravamo febbricitanti.
In aula resistemmo il più possibile, ma nel pomeriggio la situazione si aggravò.
Venne convocata da dottoressa Paula che si precipitò immediatamente.
Appena ci vide, capì subito che qualcosa non andava per il verso giusto.
Quindi tutti in sala di attesa, poi ad una ad una in sala per vista medica dettagliata, dalla misurazione delle temperatura fino all’esame dei polmoni.
A visite terminate, la dottoressa: “Non potete ritornare in comunità. Rimarrete qui. Vi faccio consegnare i vostri effetti personali per la degenza. Farò aggiungere un letto nella seconda stanza.”
Addio mondo! Eravamo “degenti”, quindi ricoverate in infermeria, sotto le grinfie di quella iena.
Nella stanza eravamo in due. Il letto vicino era occupato da Paulette, mia compagna di classe, mingherlina, timida, di poche parole, figlia di un noto medico, che proveniva dalla zona ovest della Confederazione Elvetica, di origine neolatina (Francia e Italia), zona che “ideologicamente” si scontrava con quella teutonica (Austria e Germania), di cui io, orgogliosamente, rivendico le origini. Ma una ragazza tanto cara.
La dottoressa ci fece bere un medicinale in bustina per far ridurre la febbre.
Era giunta la sera. E ricomparve la dottoressa.
“Siete tutte mal combinate. Alcune di voi sono in condizioni critiche e rischiano il ricovero in ...