1. Sui campi di neve


    Data: 02/02/2023, Categorie: Gay / Bisex Hardcore, Anale Autore: aramis45, Fonte: xHamster

    ... scivolare nella sua bocca.
    
    “Ehi!” Gridai.
    
    La lingua ghiacciata che scivolava sul mio glande e leccava la mia asta era più intensa di qualsiasi cosa il mio pene avesse mai sentito prima. Poi lui passò alle mie palle. Vi massaggiò la neve intorno e dietro, contemporaneamente continuava il suo stuzzicare gelato sul mio cazzo.
    
    Durai meno di un minuto ed esplosi nella sua bocca.
    
    Dopo un momento mi alzai a sedere e gli carezzai la testa. La mia schiena era completamente intirizzita per la neve ma non me ne curavo. La mia mente stava ancora roteando per quanto mi aveva fatto.
    
    Marco sputò la mistura di ghiaccio e sperma e si asciugò la bocca sul dorso del guanto.
    
    Io tirai la sua faccia alla mia e lo baciai. La sua bocca era ancora fredda. “Marco” Dissi: “Sai che ti amo?”
    
    “Come posso saperlo, siamo insieme da sempre e non me l’hai mai detto.” “Bene io penso che tu sia un distratto, insensibile stronzo!”
    
    Ci alzammo in piedi, io mi sganciai gli sci, me li tolsi e vidi Marco piegarsi per togliersi i suoi.
    
    Presi una palla di neve e gliela sparai sulla schiena. Bingo! Guardò in su, ma doveva sganciare l'altro sci, io lo colpii di nuovo tra le scapole. Ora aveva i piedi liberi e tentò di scappare.
    
    Gli lanciai una palla sull’inguine mentre si girava e continuai a colpire a ripetizione il suo corpo nudo con palle di neve.
    
    Lui era San Sebastiano ed io il soldato romano. Era magnifico.
    
    Gli scarponi da sci non sono fabbricati per correre. Fece meno di dieci ...
    ... metri, inciampò e cadde prono. Saltai su di lui e scivolai sul suo sedere. Era più bello che mai, muscoli solidi ma morbido e liscio come quello di un bambino.
    
    Lui grattava con le braccia sul pendio tentando di alzarsi, ma io pesavo sul suo torace per tenerlo giù. Feci passare un braccio nella neve per verificare il suo cazzo. Era rigido e caldo e sussultò quando lo toccai. Era pronto.
    
    “Ok, Marco mettiti su mani e ginocchia!” Dissi mentre facevo scivolare in giù il mio corpo, liberando il suo culo e le sue cosce. Lui assentì. Mi riempii la bocca di neve e leccai a cerchio intorno il suo ano. Lui guaì.
    
    “Comincia a menartelo!” Ordinai.
    
    Lui si appoggiò ad un gomito, si tolse l'altro guanto coi denti e cominciò a pompare. Io iniziai una serie di lente leccate di sedere. Io riesco a toccarmi la punta del naso con la lingua. Anche mio padre ci riesce; è genetico. Afferrai le sue anche e forzai la bocca nel suo inguine, cominciando a spingere ogni leccata giù verso le sue palle. Da là riportai la lingua al suo buco, gli diedi una leggera leccata al culo e mi inserii nella fessura. Ogni volta che la neve si scioglieva la sostituivo. Bastarono poche leccate: “Gesù, ragazzo, vengo!.” Era ciò che volevo. Sbattendo la faccia contro la sua fessura sparai la lingua gelata profondamente dentro di lui. Marco gridò e poi emise qualche cosa come un lungo, perforante, pulsante jodel tirolese. Tarzan era nulla al confronto.
    
    Per fortuna eravamo solo noi due sulla montagna. Lo lasciai ...
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