Racconto di natale
Data: 01/02/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: adad, Fonte: Annunci69
Era la Vigilia di Natale, ma nessun addobbo, nessuna luminaria ornava la mia vecchia casa, la casa dei nonni e dei nonni dei nonni, a malapena rimessa a posto alla meglio secoli prima. La stanza più bella della casa era la grande cucina, che ormai serviva anche da soggiorno e camera da tutto, e la cosa più bella della cucina era il monumentale camino dalla cornice di pietra scolpita, sulla cui mensola riposavano i ricordi più cari della mia vita. O dovrei dire “della mia lunga vita”, essendo ormai sulla soglia delle ottanta primavere… o degli ottanta inverni, vedete voi.
Avevo acceso nel camino il grosso ceppo di Natale, che avrebbe dovuto bruciare fino all’Epifania, ma in realtà non arrivava neanche all’anno nuovo: era questa l’unica concessione che facevo alle antiche tradizioni, quando la casa pullulava di domestici e bambini.
Quante calze erano state appese sotto quella mensola, generazioni di calze, comprese le mie, ai bei tempi della mia fanciullezza. Le mie calze erano state forse le più rattoppate di tutte, essendo ormai la famiglia in grande declino, ma i miei poveri genitori non le avevano lasciate mai vuole, né le mie, né quelle dei miei fratelli… i miei fratelli… ormai tutti morti… tutti sepolti accanto ai genitori nel cimitero del paese, accanto ai nonni.
Mi riscossi dalla marea montante dei ricordi e fissai con gratitudine le fiamme guizzanti del ceppo di Natale, mentre mi raggomitolavo nella grossa poltrona davanti al camino e mi avvolgevo nel pesante ...
... plaid di lana, che uno dei miei fratelli mi aveva portato dalla Scozia in anni lontani. Fuori, il cielo pesante minacciava di nevicare, ma la cucina era calda, e quel tepore mi fu particolarmente gradito, forse perché conservava qualcosa dei passati affetti familiari… Una nuova marea di ricordi mi si presentò alla memoria, ma io strinsi i pugni per non farmene sopraffare, e lanciai un’occhiata al tegame di minestra che una vicina premurosa mi aveva portato poco prima: avrei dovuto metterla a scaldare…
“Adesso mi alzo…”, pensai e mi persi nuovamente ad inseguire il guizzo delle fiamme.
Non era il primo Natale che passavo da solo, da quando era morto anche l’ultimo dei miei fratelli e i nipoti non sapevo neanche che fine avessero fatto: aspettavano solo che morissi per vendere la casa. Io non mi sono mai sposato, perché… beh, diciamo che non ne ho mai avuto l’occasione… e questo vi basti. Non amo parlare della mia vita privata: è un baule, questo, di cui ho sempre gelosamente conservato le chiavi. Nessuno saprà mai i sogni, i pensieri, i desideri che ci sono dentro: verranno tutti con me nella tomba.
Ero perso nella contemplazione delle fiamme, quando sentii come una presenza vicino a me. Sul momento non ci feci caso, pensai ad un refolo di vento da qualche fessura della finestra; ma poi la presenza si fece più reale. Non sobbalzai, come forse avrei dovuto fare: mi limitai a distogliere lo sguardo dal fuoco e a girare un po’ la testa. Bastò perché vedessi davanti a me, ...