Omaggio a zio Renato - Sesta e ultima parte - Fine di un sogno
Data: 17/01/2023,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: reginella24, Fonte: EroticiRacconti
... 30 centimetri di uccello scivolavano avanti e indietro, avanti e indietro. Il mio buco del culo, completamente dilatato, era sul punto di esplodere. Le grandi mani di Felipe, erano sulle mie magnifiche tette. La montata dello stallone durò tre quarti d’ora. Incredibile. Un essere umano non può avere tanta resistenza. Penso che avrebbe potuto montarmi per giorni senza che io ne avessi a sufficienza. La sua bocca si avvicinò al mio orecchio: con un filo di voce disse solo una frase: “Quando ti faranno prendere l’idolo di Azazèl, troverai la tua salvezza Reginella….”.
Non capii. Dopo aver detto questo, velocissimo, iniziò un vero e proprio rodeo. I colpi erano tremendi. Sentivo il cazzo in culo aumentare ancora in dimensioni e robustezza. L’ululato dello stallone accompagnò le ultime tre spinte. Lo sentivo fino in gola. Contemporaneamente a parecchie manate sui glutei, sborrò.
Sentii lo schizzo bollente uscire tra le pareti del buco del culo e la nerchia. Uscì, e con uno splendido 69 iniziammo a mangiare. Felipe divorava il mio dilatato orifizio cibandosi della sua sborra. Io, ripulivo diligentemente ogni residuo di panna calda che ricopriva il cazzo. Poi, mi baciò: La gigantesca lingua quasi mi fece soffocare. Ebbi una certezza: Felipe mi amava. Non avevo capito nulla di quanto mi aveva detto sottovoce. Ma una speranza si faceva forza dentro di me.
Quando se ne andò, mangiai avidamente il cibo che mi era stato portato. Tirai tantissimo di coca e mi scolai mezza ...
... bottiglia di vino. Un bagno ristoratore mi tonificò. Un miracoloso unguento trovato in uno stipo del bagno, rimise in sesto il mio provato buco del culo. Mi preparai per la notte con Antonino. Aprii le custodie dei completini scelti dal mio Signore. Tutto in bianco. Mi trasformai in una sposa depravata pronta per una notte di fuoco. Mi specchiai. Sembravo una preziosa e splendente gemma profumata in attesa dell’ennesima violenta e crudele inculata. I bracciali, il diadema, il collier e gli orecchini preziosi, sfavillavano. Il messicano tornò. Fu lui ad accompagnarmi nella stanza di Don Antonino. Mentre ci incamminavamo, ricevetti complimenti di ogni sorta sul mio corpo. Mi fece capire, senza mezzi termini, che era geloso. Avrebbe voluto prendermi ancora. Per tutta la notte. Ma non era possibile. Mi aspettava il mio dovere. Far godere il mio Padrone e godere di lui. Bussò alla porta del Calabrese ed entrammo. Antonino tirava di coca e beveva. “Allora?!” disse. “Com’è andata? E’ stata brava la troia in calore?”. La sua espressione faceva trasparire un qualcosa di malvagio. Felipe, raggiante rispose: “Cazzo che montate! Se vuoi rimango qui e ce la fottiamo in due questa cagna!”. “No!” disse con autorità Antonino. “Adesso tocca a me. Da solo! Lasciaci soli Felipe!”. Con evidente disappunto, il colosso nero uscì. “Vieni tesoro! Siediti vicino al tuo Padrone… Fatti qualche riga. Questa roba è super!”. Obbedii. Tirammo e bevemmo tanto. “Dio Reginella! Sei uno schianto! Sei sempre più ...