1. Omaggio a zio Renato - Sesta e ultima parte - Fine di un sogno


    Data: 17/01/2023, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: reginella24, Fonte: EroticiRacconti

    ... soffrire! Il rito non è completo se non soffre! Lo sai!”
    
    “Va bene. E quando?” “Dopodomani notte” rispose Antonino. “Aspettiamo da secoli questo momento. Sarà una cosa fantastica Felipe!”
    
    Tornò la voce dell’Autista. “Reginella! Hai capito? Ti vogliono sacrificare! Io non posso vederti morire! Io sono innamorato di te!.... Io ti voglio!”
    
    Silenzio. L’Autista però non aveva la minima idea di come uscirne. Ero guardata a vista e non sarei potuta fuggire. Mai. La tristezza ebbe il sopravvento su di me. Potevo morire così giovane? Così bella? Così desiderabile? Provavo comunque affetto per l’Autista. Aveva rischiato la vita nel consegnarmi il registratore. Almeno una persona era dalla mia parte. Dovevo pensare. E alla svelta.
    
    Ero persa. Non potevo evitare la mia fine. Cosa potevo fare? Quegli uomini erano troppo potenti. Il mio destino era segnato. Distrussi il registratore. Lo ridussi in minuscoli pezzetti, lo gettai nel cesso e tirai lo sciacquone.
    
    Dormii.
    
    Fui svegliata dalle infermiere. Entrarono e, gentilmente, mi dissero che dovevo andare. La visita fu veloce: analisi del sangue e domande sul mio stato di salute. Venni riaccompagnata in stanza. Mi dissero che non potevo mangiare e che l’intervento sarebbe iniziato il mattino dopo alle otto. Mi lavai e mi rivestii con abiti da troia. Avevo voglia di ammirarmi in tutto il mio splendore. Avevo voglia di cazzo. A preparazione ultimata, mi guardai allo specchio. Mi amavo. Non poteva finire tutto. Il solo vedermi ...
    ... mi eccitava. Mi sdraiai sul letto e, dito in culo, iniziai a masturbarmi. Gemendo, andai avanti per venti minuti, smanettandomi l’uccello con desiderio. Quando venni, contravvenendo a ciò che mi era stato imposto, mangiai. Mangiai sborra calda.
    
    Il mattino dopo, alle sette, mi vennero a prendere. Stranamente avevo dormito bene, e mi sentivo in forze.
    
    Ricordo solo la preparazione all’intervento. Mi dissero di contare fino a 10, e al tre ero già sedata.
    
    Mi risvegliai nel mio letto. Le due infermiere erano di guardia.
    
    Sollevai il lenzuolo in preda alla nausea da anestesia. Meravigliose! Due splendide tette mi guardavano. Un gran lavoro. Un seno perfetto. Mi eccitai. Solo due finissime suture testimoniavano che non erano vere tette. Sarebbero presto scomparse. Infatti, le due premurose infermiere mi fecero indossare calze velate, reggicalze, e scarpe con tacco. Senza mutandine. La più alta, aperto uno stipo sulla parete, tornò con il calice tempestato di pietre preziose. L’ordine era perentorio: “Beva!”. Dall’aroma che si sprigionava dal Graal sapevo già cosa conteneva. Bevetti con voluttà il contenuto del calice. Nello stesso momento, le due infermiere iniziavano a leccarmi. La più piccola ripassava la lingua vogliosa sulle ferite del seno. La più alta mi leccava il buco del culo. Mi fecero mettere a pecorina. In tal modo, con Crapomena che succhiava le tette sotto di me, e l’altra che lappava il mio orifizio, il cazzo mi divenne durissimo. Dopo una buona mezz’ora, ...
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