1. Il nuovo lavoro: escort di lusso!


    Data: 15/01/2023, Categorie: Gay / Bisex Autore: LuogoCaldo, Fonte: Annunci69

    Erano già passati sei mesi da quando avevo perso il lavoro.
    
    Ugo, il proprietario del negozio, mi aveva scoperto nel retrobottega mentre mi inchiodavo la moglie alla parete.
    
    Quella vecchia m’aveva ossessionato per settimane.
    
    L’idea di farsi scopare da un maschione di vent’anni l’aveva trasformata in una vera e propria puttana.
    
    Era sempre un quanto-sei-alto-Andrea-e-che-spalle-larghe-che-hai-ma-chissà-quante-ragazzine-ti-fanno-il-filo.
    
    Poi un giorno, in pausa pranzo, s’era fatta trovare in magazzino a cosce aperte con le dita nella fica e m’aveva implorato di sbatterla con forza.
    
    Ero stato un coglione.
    
    “Mi svuoto la minchia e chissenefotte!”. M’ero detto e così l’avevo presa in groppa e avevo cominciato a pomparglielo dentro, tutto nudo con le scarpe da ginnastica, come m’avevo chiesto lei.
    
    “Ti desidero da quando ti ho visto”. Mi diceva. “Mio marito con quello stuzzicadenti non m’ha mai fatta venire”.
    
    E, mentre la martellavo come se volessi sfondare il muro, lei aveva iniziato a gridare come un’assatanata e m’aveva squirtato sul pesce.
    
    Ugo era entrato proprio in quel momento e aveva dato di matto.
    
    M’aveva buttato fuori dal locale ancora nudo, con tutti i ventidue centimetri in erezione.
    
    “Sei licenziato”. M’aveva urlato davanti ai passanti increduli e se ne era tornato dentro, a regolare i conti con la zoccola.
    
    M’arrangiavo.
    
    L’affitto non lo pagavo e rifilavo dei gran sorrisoni alle vicine, che, nella speranza di farselo mettere in mano, ...
    ... mi riempivano di dolci e timballi.
    
    Quello stile di vita cominciava a diventare veramente insostenibile, ma la voglia di non fare un cazzo prevaleva sempre e, dentro di me, rimandavo di giorno in giorno il momento in cui mi sarei messo a cercare un’occupazione.
    
    Il punto di svolta arrivò quando la receptionist non mi fece più entrare in palestra.
    
    Fuori pioveva a dirotto.
    
    “Andrea aspetta un momento”. Mi disse non appena mi vide varcare i tornelli. “Sei in ritardo di quattro mensilità, non possiamo più concederti dilazioni”.
    
    Provai a sbattere gli occhioni verdi e, mentre discutevamo, arrivai persino a sistemarmi l’uccello davanti a lei per suggerirle l’esigenza di tenermi vicino a sé, ma quella puttana fu irremovibile.
    
    “Mi dispiace. Non dipende da me”. Provò a scusarsi. “Sai che se potessi chiuderei entrambi gli occhi …”.
    
    Non mi ero mai sentito così frustrato.
    
    Imboccai l’uscita e mi piantai sotto lo spiovente, aspettando che il temporale diminuisse d’intensità.
    
    Una bella donna avvolta in una nuvola di profumo mi si avvicinò.
    
    “Fumi?” Mi chiese con un forte accento francese mentre mi allungava un pacchetto di Malboro.
    
    “Un’altra zoccola con la piena in mezzo alle cosce”. Pensai. “No, grazie”. Risposi splendido, sollevandomi il cappuccio.
    
    “Molto bene!”. Commentò lei con voce squillante mentre si accendeva una sigaretta.
    
    “Senti”. Proseguì. “Non ho potuto fare a meno di assistere a quella scena incresciosa … dentro alla palestra, dico”.
    
    “Già”. ...
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