012 il campo rom
Data: 09/01/2023,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... eravamo violentati tutte le sere, in refettorio, dopo i vespri e per tuttala notte.
Per mia fortuna fui preso a ben volere da un precettore che per mesi mi sottrasse ai piaceri di gruppo e mi depose come un fiore nel calmo talamo del suo affetto. Me ne innamorai.
Ma l’amore… tutta la vita io ho cercato l’amore, ed ogni qualvolta io ne ho tentato le imprese, per colmo di malasorte ho finito col raccogliere solo disgrazie.
Il direttore scoprì la nostra liaison, e dispose l’allontanamento di entrambi. Mamma si oppose al mio rientro in famiglia, e così fu convenuto che fossi trasferito altrove. Un altrove sconosciuto.
Ecco perché mi ritrovai in una notte, legato nell’abitacolo di un furgone, nudo ed in compagnia di un pony.
Vi era una feritoia grigliata sul fianco del furgone che cercai di raggiungere per intendere di quel viaggio la direzione.
Ma non ci fu verso. Ero legato ai polsi e alle caviglie, nonché al collo, con un canapo teso e legato ad un appiglio saldato, che non mi permetteva minimamente di protendere oltremodo lo sguardo oltre quelle stesse grate.
Nel buio scorgevo filare veloci le cime arboree di montagne silenti. Poi mi accucciai e provai i brividi. Dove stava andando la mia vita su quelle ruote gommate...
Mi raccolsi nella paglia e chiusi gli occhi.
Sognai un uomo dal petto ampio che mi avvolgeva fra le sue braccia. Sognai di immergermi tra le sue braccia e come un cucciolo di mammifero infilavo il muso nella sua ascella.
E come ...
... cucciolo l’uomo baciava il mio capo, e quel sogno fu così dolce che pregai nell'inconscio di non svegliarmi mai più.
Poi sentii lo sferragliare dell'anta. Mi destai terrorizzato. Eravamo fermi in una piazzola. Vidi due uomini e parlavano di lingua straniera, di matrice slava, forse. Poi scorsi il nano, che balzò come una scimmia ed accese la flebile luce dell'abitacolo.
Il nano non perse tempo. Sollevò le crine del pony e prese a leccargli l’ano.
Io restai in silenzio, ammutolito dallo sconcerto. Il muso dell’uomo si imbrattava come di una fuliggine untuosa.
Stava calato e se una mano teneva alta la radice delle crine, l’altra smanettava la propria mazza invereconda. Si abbandonava a strazianti mugugni. Poi l’occhio si voltò a me, e passò al mio culo che leccò con smania roteando la lingua all’impazzata.
Poi si sollevò, si voltò al pony e compì l’atto indecente di sborrargli sulla faccia.
"Signore mi aiuti, dove stiamo andando” supplicai, ma il nano si ricompose in fretta, bussò alla portiera e gli uomini aprirono dal di fuori per poi imbracciarlo e farlo scendere dal nostro furgone.
La porta fu scaraventata e richiusa, e il motore del mezzo riprese a rollare.
Fu in quell'attimo che mi accorsi che il moschettone del polso destro era stato chiuso a metà sul traverso interno del telaio del mezzo. Riuscii a liberare la mano e con quella pure l'altra. La corda al collo riuscii a slegarla in fretta e così potei mettere il muso alla feritoia.
All'alba vidi ...