Rosina e il cavaliere ferito (Prologo)
Data: 16/12/2022,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Tradimenti
Autore: enea, Fonte: RaccontiMilu
... pierna derecha”.
Sebbene quella lingua non le fosse molto familiare, Rosina aveva capito che si trattava di un cavaliere fuggito da una battaglia e che doveva essere ferito da qualche parte. L’uomo poi, probabilmente stremato dallo sforzo di aver pronunciato quelle poche parole, aveva chiuso gli occhi. Rosina per un istante temette il peggio, credendo che l’uomo le fosse spirato tra le mani. Fortunatamente era solo svenuto; continuava a respirare. Adagiò con estrema cura la testa dell’uomo su un grosso sasso piatto che si trovava accanto a lei, si alzò e corse verso casa in cerca di aiuto.
Appena entrata trovò il marito, Giuseppe, appena tornato dai campi che, vedendola arrivare trafelata le chiese: “Cos’è successo Rosina? Come mai non sei alla messa vespertina?” “Presto!” – gli rispose con il fiatone – “Prendi mulo e carretto, c’è un uomo ferito non lontano da qui. E’ un cavaliere da un idioma e dai vessilli strani. E’ caduto da cavallo mentre stava passando accanto a me.”
Giuseppe, sapendo bene dei rischi che un contadino correva se non avesse aiutato un uomo di rango, nonchè pensando al possibile atto di riconoscenza che un nobile in cerca di aiuto avrebbe potuto fare loro, non se lo fece ripetere due volte. Seguì Rosina fino al luogo in cui don Ildefonso giaceva e, con l’aiuto della moglie, riuscì a caricarlo sul carretto. Rosina a quel punto andò a prendere il cavallo che aveva lasciato legato all’albero e insieme al marito si incamminò verso casa.
“Lo ...
... teniamo in casa?” – chiese Rosina durante il ritorno “Non sappiamo se è dei nostri” – disse Giuseppe con cognizione di causa – “Se fosse un fuggiasco e le guardie del re scoprono che lo stiamo ospitando ci uccideranno di sicuro. Finchè non scopriamo chi sia, dobbiamo tenerlo nel fienile. Possiamo sempre dire che eravamo in casa ignari della sua presenza.”
Appena arrivati, Rosina corse nel fienile che si trovava dietro la cassa per approntare un giaciglio di fortuna mentre il marito si preoccupò di rifocillare e legare il cavallo. Poi, con l’aiuto della moglie scaricarono l’uomo sul giaciglio e iniziarono poi a spogliarlo dell’armatura.
“Ha una scheggia conficcata nella gamba” – disse Giuseppe guardando tra le gambe dell’uomo – “Vado a cercare il dottore in paese.”
Così, mentre Rosina correva in casa per alla ricerca di acqua, panni e bende, il marito, inforcato il ciuchino, prese velocemente la via del villaggio alla ricerca del medico. Tornata nel fienile, Rosina si accorse che don Ildefonso aveva nuovamente aperto gli occhi. Pose la sua testa in grembo, come fatto prima in strada e gli avvicinò alla bocca una tazza di legno colma d’acqua. L’uomo bevve a piccoli sorsi, chiudendo di tanto in tanto gli occhi. Il fatto che riuscisse a deglutire era un buon segno. Rosina attese che l’uomo terminasse il contenuto della tazza prima di riadagiarlo sul giaciglio.
“Como te llamas?” – le chiese a quel punto. “Rosina, signore, mi chiamo Rosina” – rispose la contadinella intuendo ...