Rosina e il cavaliere ferito (Prologo)
Data: 16/12/2022,
Categorie:
Racconti Erotici,
Etero
Tradimenti
Autore: enea, Fonte: RaccontiMilu
Ecco a voi il prologo di un racconto erotico ambientato in un medioevo di contadinelle e cavalieri dalle armature lucenti.
Buona lettura!
Le campane della chiesa suonavano invitando alla messa vespertina i fedeli del villaggio e delle campagne circostanti.
Rosina aveva da poco lasciato la propria casa appena fuori dal villaggio e si stava incamminando verso la chiesa quando da dietro sentì il rumore di zoccoli sul selciato. Era un cavallo che le si avvicinava con passo lento e incerto accompagnato da strani rumori metallici. Quando il cavallo le fu abbastanza vicino, Rosina si fece da parte per fargli strada dirandosi a guardare chi stesse per superarla. Un cavallo di color nero, con le bardature da guerra e dei vessilli inusuali portava in groppa un cavaliere coperto da una pesante armatura che stentava vistosamente a reggersi. Dopo aver superato Rosina, il cavaliere aveva improvvisamente perso l’equilibrio e cadendo rovinosamente a terra. Il cavallo, fatto qualche metro e non sentendo più il carico addosso, si era fermato.
Rosina era corsa immediatamente in direzione dell’uomo caduto a terra. Fermatasi a pochi passi da lui e lo aveva osservato con timore: l’uomo dentro l’armatura doveva essere ancora vivo, privo di sensi ma vivo; Rosina riusciva a scorgere i lenti movimenti dell’armatura all’altezza dei pettorali da cui si evinceva chiaramente che stava ancora respirando. Decise di soccorrerlo piuttosto che proseguire per il suo cammino. Si dedicò anzitutto al ...
... suo destriero: dopo aver afferrato una briglia lo tirò con forza a bordo strada e, avvicinatasi ad un albero lo legò ad un ramo robusto. L’animale dall’aspetto possente per sua fortuna rimase mansueto per tutto il tempo. Tornata sui suoi passi, iniziò ad esaminare il cavaliere chiedendosi quale potesse essere stato il motivo di quella improvvisa e rovinosa caduta: non mostrava ferite evidenti, forse si trattava di banale stanchezza dovuta ad un lungo viaggio che l’uomo aveva affrontato. “E’ ferito, signore?” – chiese timidamente senza ricevere alcuna risposta.
Avvicinò allora le mani all’elmo del cavaliere e con pochi movimenti riuscì a tirarne fuori la testa: si trattava di un uomo dalla carnagione chiara, biondo, dai capelli ricci lunghi. Sul volto diversi piccoli tagli ed escoriazioni, dovute forse allo sfregamento con l’elmo e i segni di una barba incolta da qualche giorno. Si inginocchiò per osservarlo meglio e mossa da tenerezza usò le mani per sollevare il capo di quell’uomo e metterselo in grembo. A quel punto l’uomo aprì gli occhi: erano di un verde intenso, così intenso da riuscire a far perdere la testa a qualsiasi donna che lo guardasse. Sebbene sofferente, il suo sguardo era così ammaliante che anche Rosina ne era rimasta affascinata.
L’uomo, dopo aver lentamente messo a fuoco il volto della figura femminile che lo stava osservando, disse con un fil di voce: “Me llamo don Ildefonso de la Vega, me he fugado de una muerte segura en batalla, estoy herido a la ...