1. La lunga notte – cap. 10


    Data: 14/12/2022, Categorie: Dominazione / BDSM Racconti Erotici, Autore: Lord Byron, Fonte: RaccontiMilu

    ... tono sulle parole – ma qui parliamo di un’opera di bene. Lei è un uomo e un medico, sicuramente si metterà una mano sulla coscienza. Per il pagamento del suo disturbo non si preoccupi, provvedo io al necessario.” Lo guardo negli occhi, pochi secondi e si volta verso la ragazza. “Va bene. Vediamo quello che si può fare.” dopo mezz’ora pago la visita e usciamo dallo studio, Liveta mi abbraccia stringendomi fino a soffocarmi, poi si dirige verso le scale del metrò. Riprendo la macchina, guido lentamente mentre vado verso casa. Penso a Liveta e rabbrividisco. È l’altra faccia di Dasho, quella spietata, quella rivolta solo ai soldi facili, che non guarda in faccia a nulla e a nessuno. Sento montare la rabbia e la paura dentro me, è tempo che questa storia finisca, non posso continuare. Arrivo a casa, mi abbandono al caldo abbraccio della doccia. Nella mia mente si alternano le immagini di Dasho, di Liveta, di Matteo e Francesco. Ma non posso sparire così, Dasho sa dove abito, mi farebbe cercare, mi verrebbe a prendere, devo parlargli, almeno dirgli che il gioco per me finisce qui. Mi rivesto, prendo la borsa ed esco. Non voglio pensare, voglio solo uscire da tutto questo. Salgo in macchina, la città scorre veloce. Parcheggio quasi davanti al portone, mi catapulto nel buio. Salgo le scale, lunghi secondi in cui sento uno sguardo dall’interno su di me. Lo scatto della serratura, è Nandi ad aprirmi la porta. “Ciao, sei in anticipo oggi.” “Devo parlare con Dasho.” gli dico entrando, ...
    ... avanzo nel corridoio, sento la sua voce di là, nel salone. Nandi non reagisce a tempo, entro nella grande stanza chiamando “Dasho, ho bisogno…” Dodici occhi mi guardano, quelli di Dasho sono una lama di ghiaccio. E’ seduto in poltrona, vicino a lui Ditmir, mentre sul divano ci sono quattro uomini che non conosco. Resto impietrita, capisco di aver commesso un errore mentre Nandi mi riprende per un braccio e mi trascina via, facendomi entrare in malo modo nella camera di Liveta. Resto tre quarti d’ora chiusa nella stanza, seduta sul letto, mille pensieri attraversano la mia mente. Il cellulare silenziato vibra, sono le chiamate di Francesco, probabilmente è furioso per non avermi visto e perché non gli rispondo. Lo spengo, ho altri problemi ora. Improvvisamente la porta si apre, entra Dasho. “Scusa per prima, non volevo…” un ceffone non mi fa terminare la frase. “Tu devi imparare che puoi parlare solo se ti si chiede qualcosa.- la voce calma è seguita da un altro manrovescio che mi piega sul letto – altrimenti la tua bocca serve ad una cosa sola.” Una mano mi prende per i capelli, l’altra libera la cintura dei pantaloni. Il mio viso è a pochi centimetri dalla lampo che scende, poi la sua mano mi offre il cazzo. Alzo gli occhi, vorrei dirgli che è finita, che sono venuta solo per dirgli che me ne vado, ma non sono in condizione di spiegare. I suoi occhi sono fissi nei miei mentre appoggia il suo sesso alle mie labbra, che ubbidienti si schiudono per accoglierlo. Sto piangendo, ...
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