La lunga notte – cap. 10
Data: 14/12/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Autore: Lord Byron, Fonte: RaccontiMilu
cap. 10
Con l’auto rientriamo lentamente verso la città, Francesco accende la radio e nel viaggio la sua mano resta adagiata tra le mie cosce. Non parliamo. Arrivati alla periferia mi lascia ad una stazione di taxi. “Ti chiamo domattina – mi dice ridendo mentre esco dall’auto – non fare tardi stasera, domani hai da fare” “Vaffanculo” la mia risposta risuona mentre la portiera dell’auto sbatte con violenza. Mi fiondo sul primo taxi libero, seguita dagli sguardi dei ragazzi seduti ad un bar “Via Amendola, per favore” “Certo signora.” Il taxi parte Mi chiudo nei miei pensieri, vedo l’autista che aggiusta lo specchietto. Certo si vuol godere lo spettacolo della gonna corta che stenta a nascondere il bordo delle autoreggenti. Ma ho ben altri problemi, cerco di fare il punto di una situazione che mi è sfuggita di mano. Devo tornare a casa e riposare un po’ e poi c’è Dasho che mi aspetta per la serata. Non andare… Potrei, ma è forse l’unica cosa che voglio in questo casino. Mi rendo conto che è una follia, come la dipendenza da una droga che non mi piace ma di cui non posso fare a meno. E poi quel bastardo di Francesco. Devo trovare il modo per neutralizzarlo, ma non ho idea di come fare, per ora mi ha in pugno. Ho bisogno di riposo. Arrivo a casa, l’acqua che scorre sul mio corpo nella doccia mi rilassa, l’asciugamano tiepido mi abbraccia mentre mi stendo sul letto. Metto la sveglia, ho bisogno di dormire un poco.
Il trillo elettronico mi fa sobbalzare un attimo dopo. Con la ...
... mente annebbiata guardo la sveglia. È già passata un’ora. Mi alzo, getto l’accappatoio sulla poltrona e mi vesto. Un taxi mi porta in periferia, scendo davanti al portone che ormai conosco bene. Mi avvicino e suono al citofono, la porta si apre e scivolo nel silenzio dell’oscurità di quell’androne fatiscente. Salgo le scale, la luce al terzo piano indica che qualcuno mi ha aperto la porta. Redian mi saluta con un sorriso mentre entro nel lungo corridoio. Dal salone arrivano voci di uomini, riconosco Quella bassa, calma di Dasho e quella di Ditmir. Entro nella camera che condivido con Liveta per cambiarmi. Dall’armadio tiro fuori una maglietta bianca senza maniche di una taglia inferiore alla mia, una microgonna elasticizzata e un paio di autoreggenti. Mi spoglio completamente appendendo i miei abiti, poi indosso senza intimo quei due fazzoletti di tessuto e mi sdraio sul letto. Chiudo gli occhi in attesa che vengano a chiamarmi. Pochi minuti e Liveta entra nella stanza. Il viso è livido, gli occhi gonfi e arrossati. Ha pianto e tanto. Mi alzo e mi avvicino “Liv che succede?” “Niente, lascia perdere” La voce le trema mentre cerca nervosamente nell’armadio. “Liv! Sembri disperata, che ti è successo? Ti hanno picchiata? Se posso aiutarti… dimmelo.” “Non puoi fare nulla, lasciami in pace” dice stizzita, mentre è chiaro che la ricerca tra gli abiti è solo una scusa per non guardarmi. Mi volto per sdraiarmi nuovamente, quando la sento esplodere in un susseguirsi di singhiozzi. Mi ...