1. Mia sorella, mia cugina, ed un buco nel soffitto.


    Data: 10/11/2022, Categorie: Tabù Voyeur Lesbo Autore: Bradi77, Fonte: xHamster

    ... lo avevo fatto saltare con attenzione, allargando poi con il succhiello il diametro del buco che ne era risultato, rendendolo grande quel tanto che era bastato per darmi una buona visuale sui due lettini posti l'uno accanto all'altro nella stanza sottostante. Ero tornato furtivo nella mia stanza, ne ero uscito con noncuranza e avevo rimesso il trapano al suo posto, nel capanno degli attrezzi del nonno. Quindi ero tornato nella mia stanza, per oliare i cardini della botola. Avevo preso delle pagine di giornale, le avevo arrotolate strettamente attorno ad un po' di paglia, e avevo infilato quei rotolini di carta e paglia nell'intercapedine della botola, in modo che i rumori di chiusura ed apertura risultassero il più possibile attutiti. Avevo foderato di paglia e giornali le estremità della scaletta in legno poggiata al muro, legando le imbottiture con dello spago, e imbottito di paglia e cera ogni spazio vuoto tra pioli e staggi della scala. Quindi mi ero posto in attesa, tendendo l'orecchio ogni notte, il cazzo pulsante, incapace di prendere sonno per paura di perdermi lo spettacolo.
    
    Qualche giorno dopo, appena oltre la mezzanotte, avevo sentito, appena percettibile, lo stesso mugolio. Nel silenzio più assoluto mi ero levato dal letto, avevo accostato la scala sotto la botola, ero salito lentamente su ogni piolo pregando che non ci fossero cigolii. Con lentezza esasperante avevo sollevato la botola, l'avevo fatta girare sui cardini poggiandola al pavimento del ...
    ... sottotetto, ed ero strisciato, alla cieca e in mezzo alla polvere, sino al buco che avevo praticato qualche giorno prima. Accostato l'occhio, la delusione era stata cocente: le luci erano spente, non si vedeva nulla. Sentivo i rumori umidi, i sospiri soffocati e il fruscìo delle lenzuola, ma non si vedeva nulla. Mi ero messo comunque addosso il calzino, e avevo cominciato a menarmelo cercando di captare il captabile. Ma il bicchiere sul muro mi aveva permesso di sentire meglio, e di più. Così, sempre con la massima cautela, avevo tolto il calzino dal calzante improprio, avevo rinfoderato nelle mutande il mio cazzo granitico, ed ero tornato alla botola, raggelandomi quando una delle assi aveva prodotto uno scricchiolio. Nel buio, avevo atteso per qualche secondo: i rumori, al piano di sotto, erano continuati. Avevo ridisceso la scala chiudendomi la botola sopra la testa, avevo camminato sino al letto, afferrato il bicchiere, lo avevo poggiato al muro, ci avevo premuto contro l'orecchio e avevo ascoltato. Quindi mi ero fatto una sega, venendo in un calzino. Un altro, calzino, perché il primo dovevo essermelo perso per strada.
    
    Alla botola e al buco nel soffitto non avevo più pensato, dato che tutto quell'affaccendarsi si era rivelato essere inutile: le stronze facevano sesso a luci spente, avrei dovuto accontentarmi di partecipare ascoltando quel che riuscivo da attraverso il bicchiere.
    
    Così avevo fatto, e la cosa si era ripetuta per diverse notti. E per diversi calzini. Durante il ...
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