1. H, H & S - Conciata per le Feste


    Data: 08/11/2022, Categorie: Maturo Autore: giessestory, Fonte: xHamster

    ... in bocca una di quelle grosse, morbide, palle.
    
    Ci riuscii.
    
    I peli bianchi del vecchio erano umidicci e odoravano di maschio.
    
    Dopo una gustosa leccata, mi dedicai alla sua asta, che, attimo dopo attimo, diventava sempre più rigida e imponente.
    
    Don Liborio doveva aver avuto un cazzo notevole, da giovane.
    
    Me lo indirizzai tra le labbra e gli presi il glande in bocca, succhiandolo con veemenza.
    
    Lui mi stava cadendo addosso e dovette aggrapparsi alla scala. Stringeva le gambe e cercava di sottrarsi, involontariamente, probabilmente era per la goduria.
    
    - Signò che mi fai, mamma mia ... che mi fai. –
    
    Non potevo né volevo rispondere. Vista la sua reazione spropositata, mi dedicai anima e corpo al bocchino, cercando di portare don Liborio alle stelle.
    
    Quando riuscivo a prenderlo quasi tutto in bocca, lui si piegava sulla pancia, come se dovesse pisciare e non riuscisse a trattenersi.
    
    Lo stesso io, non riuscivo a fermarmi, ero molto eccitata e mi strusciavo, frenetica, le dita sulle grandi labbra, incapace di resistere alla voglia di trastullarmi.
    
    - Tra poco ve ne dovete andare, facciamo presto. – gli dissi liberandomi la gola – Riuscite a venire? Volete venire? –
    
    Capii che affermava, ma era troppo sperduto nella sua estasi, per rispondere in maniera sensata; allora mi alzai e cercai di portare a termine l’accoppiamento prima possibile.
    
    Era tardi. Era rischioso ... e, infine, non sapevo il vecchio che tempi avesse, poteva pure metterci ancora ...
    ... mezz’ora.
    
    Non mi andava di lasciarlo andare via a bocca asciutta poverino, chissà da quanto non scopava; ma neppure mi andava di menarglielo in tutti i modi pur di farlo arrivare. Sarebbe diventato noioso e seccante: non era mica andato a puttane, dopo tutto.
    
    L’albero che ci faceva da paravento, verso la casa e il resto del giardino, aveva una comoda sporgenza: era lo spezzone di un ramo potato chissà quanti anni prima.
    
    Mi ci accostai e usai quello spezzone per ancorami con la mano, così, potei mettermi a 90°, considerando che era la posizione migliore per gestire l’introduzione del suo pene e, dopotutto, eravamo così precari, là fuori, che non è che ci potessimo permettere grandi performance.
    
    Tutti quegli arzigogoli mentali, su luogo e posizioni, le poche parole scambiate con lui, senza amore, senza trasporto ma solo con l’obiettivo, preciso, di fare una porcata con un vecchio laido, mi rinvigorirono il piacere. E ricaricavano di umori la patatina.
    
    “Ottimo, pensai, fradicia come sono, il cazzo dovrebbe scivolarmi dentro facilmente.”
    
    Guardai con attenzione il membro di lui, che era al mio fianco. Si masturbava aspettando, compostamente, il suo turno.
    
    Riflettei un attimo e capii tutta la situazione: don Liborio era stato un superdotato, negli anni d’oro. Ora, con l’età, il sangue non aveva più la stessa forza e, nonostante fosse gonfio come un palloncino, non era molto duro.
    
    - Venite dietro! – gli ordinai e lui eseguì, senza dire una sola parola.
    
    Mi ...