A tuo figlio ci penso io.
Data: 07/11/2022,
Categorie:
Etero
Incesti
Autore: Stephan_Zanzi, Fonte: RaccontiMilu
... tradimento era stato per me e mio marito sempre una forma di gioco; io lo tradivo, lui lo sapeva (e spesso mi guardava mentre lo facevo) e questo non faceva che alimentare il nostro amore. Questa volta lo avevo fatto senza metterlo a conoscenza dei fatti, cioè alle sue spalle. Lo avevo tradito, punto. Dopo aver detto a Stefano la pura verità lui non fece alcuna sfuriata di gelosia. Mi disse semplicemente: ‘Ho capito’ poi si girò e se ne andò via. ‘Buona giornata Sabri’. Aprì la porta d’ingresso e se ne andò a lavorare. E io dentro sentivo un grande peso, come se fossi colpevole di un atroce delitto, e avevo voglia di scoppiare a piangere. Ma non lo feci, perché subito si scatenò in me una terribile collera. D’altronde non avevo nessuna colpa. Non era colpa mia se il nostro matrimonio stava andando in pezzi. Stefano avrebbe dovuto riversare le sue energie di più su di me piuttosto che sul suo lavoro. Io ero più importante della sua attività. Quindi era colpa sua se avevo dato i miei buchi (e il mio cuore) a un altro uomo. Più passavano i minuti e più montava in me una rabbia terribile, che ad un certo punto si scatenò contro Erri. Erri infatti era chiuso nella sua stanza da quando era arrivato in casa nostra, e non faceva che farsi le seghe e giocare ai videogiochi. E il volume del suo televisore era sempre altissimo, tanto che il rumore degli spari e della gente che agonizzava sotto la sua pioggia di proiettili arrivava fino in cucina. E allora pensai che era ...
... arrivato il momento di farla finita. Tra l’altro dovevo risolvere con lui anche la questione di quella notte; Erri mi aveva spiato mentre facevo l’amore con Giuliano, e dovevo fargli capire che quello che aveva fatto era una cosa da pervertiti, e che la prossima volta che lo avrei beccato a fare una cosa del genere gli avrei dato uno schiaffo che lo avrebbe ricordato per sempre. Spensi il fuoco sotto la padella e andai verso la sua stanza. Non appena entrai fui investita da un incredibile tanfo di sborra, la sua. Sulla scrivania infatti c’erano una marea di clinex accartocciati, probabilmente carichi del suo seme, e non aveva nemmeno avuto la decenza di buttarli via. Li aveva lasciati lì a marcire, e quindi la sua camera era stata impregnata dell’odore del suo sperma. Erri indossava sempre i soliti vestiti, che più che vestiti erano degli stracci sporchi di sudore. Aveva dei pantaloni di una tuta da ginnastica e una maglietta a mezze maniche, e ce li aveva praticamente fin dal primo giorno che era venuto a stare con me. Forse anche per questo la sua stanza emanava quella puzza terribile; forse erano i suoi vestiti che impregnavano l’aria. Ai piedi poi c’aveva dei calzini di spugna lerci che erano la ciliegina sulla torta, e che donavano all’aria quell’aroma di pestilenza tipico di una discarica. ‘Erri’ lo chiamai, lui era di spalle e neppure si girò, ma continuò a smanettare col joystick. ‘Erri, non credi che dovremmo parlare?’. ‘E di cosa?’ mi chiese. ‘Di quello che hai visto ...