Vendicarsi su una stronza
Data: 14/10/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Etero
Autoerotismo
Autore: Akai, Fonte: RaccontiMilu
... avesse più del doppio dei miei anni, ma se non potevo farmi la figlia, nei confronti della moglie del cliente era meglio nemmeno rivolgere la parola se non interrogati. Comunque la signora Sabatini fu ugualmente la protagonista dei miei sogni erotici ma solo per i due secondi successivi, ovvero il tempo che impiegò la giovane Silvia ad oltrepassare la porta d’ingresso della casa ed entrare nel mio campo visivo e nel mio cuore: alta circa un metro e settanta, era la versione riveduta e corretta della madre, con un paio di anni in meno di me, gli occhi azzurri che illuminavano il cielo, due labbra carnose ma discrete incurvate in un lieve sorriso, di quelli in cui si scorgono i denti bianchi come la neve, il tutto in un viso che concentrava in sé i tre quarti della perfezione dell’universo, ulteriormente impreziosito da una spolverata di lentiggini che si accordavano alla perfezione con i capelli nocciola. Il corpo, che doveva beneficiare, forse ancora maggiormente, dell’attività fisica seguita dalla madre, poteva vantare un paio di gambe ben tornite che sbucavano da un paio di pantaloncini di jeans sbiaditi ed un busto che ospitava un seno di non piccole dimensioni che una maglietta nera con il nome di una qualche band musicale non cercava certamente di occultare. Avrei potuto volere di meglio? Onestamente sì, una ragazza con un corpo meno perfetto ma senza il carattere di merda di Silvia, come appurai durante il pranzo. Mentre il marito parlava di lavoro, di quanto valesse il ...
... mercato delle buste di plastica per la spesa e di quelle di carta per il pane, della sua idea di aprire anche alla produzione di bicchieri di carta cerati che si usano in certe macchinette del caffè, con la moglie che annuiva ogni volta che il suo uomo diceva qualcosa, ed i miei che mangiavano in silenzio, complimentandosi con il nostro anfitrione, io ero sotto la critica lente d’ingrandimento di Silvia. Per quanto i suoi occhi fossero magnifici, per quanto avrei voluto baciare la sua bocca, per quanto avrei voluto spingerla contro un muro, le mie mani sulle sue tette meravigliose ed il mio uccello che inondava la sua passera di seme, era una donna che sembrava credere di essere l’unica con un cervello: non aveva impiegato molto a farsi odiare da tutti noi, poveri villici. Lei aveva studiato, lei sapeva questo e sapeva quello, e – ah! – era pure andata in vacanza quell’anno là ed il successivo qua. E poi, se io avessi saputo quanto era stato bello andare al concerto di questa o quella band musicale. Non sarebbe piaciuto anche a me andarci, mi chiese, convinta di rendermi invidioso. Non che abbia avuto difficoltà a fare spallucce e a chiedere nel massimo del candore chi fossero, considerando che non ho mai avuto il minimo interesse per la musica, distruggendo completamente il suo gioco già dalle fondamenta. Ma nonostante questo, non potevo evitare di immaginarmela nuda sotto di me, che godeva sotto i colpi del mio bacino, sudata e ansante, con il seno ben fatto che sobbalzava ...