Laila
Data: 09/10/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Laila, Fonte: EroticiRacconti
... chiedo di fare per me, perché vuoi rendermi felice. Vuoi rendermi felice, vero?”
Lei non rispose.
Lui allora alzò il tono della voce: “Vero?”
E lei annuì, docile.
“Brava, la mia piccola e dolce Laila.”
E le aveva dato un bacio sulla fronte.
Quello era stato l’ultimo gesto di tenerezza nei suoi confronti che lei ricordasse.
Tic tac, tic tac.
Ascoltava il rumore delle auto arrivare dalla strada. Che si mescolava al brontolio del suo stomaco vuoto.
Non aveva mangiato nulla per tutto il giorno. Non era stata abbastanza brava, quando si era svegliato, non aveva obbedito subito come le aveva ordinato e quindi l’aveva punita. Lo faceva sempre. Aveva iniziato con piccole punizioni. La faceva stare seduta ai piedi del letto per tutta la notte, mentre lui dormiva. Oppure la faceva mettere in un angolo del salotto mentre lui guardava la televisione. Le punizioni erano poi diventate via via sempre più pesanti e crudeli. Non le faceva mai del male fisico, mai. La puniva con mortificazioni e divieti. All’inizio non si fidava di lei e quindi, quando le ordinava di non mangiare nulla per tutto il giorno, aveva installato delle telecamere in casa con le quali poteva controllare che lei ubbidisse. Ma poi, con il passare dei mesi, aveva visto che era davvero docile e sottomessa, proprio come una brava cagnolina, e quindi non la controllava neanche più. Lei ubbidiva, non tanto perché avesse paura di lui, quanto perché sapeva di essere colpevole, di essersi meritata ...
... quelle privazioni e vi si sottoponeva quasi con un sottile piacere autolesionistico. Ma la privazione più crudele e pesante che le aveva inflitto, e che valeva da sempre, ventiquattr’ore su ventiquattro, senza mai nessuna sospensione, era il divieto di avere orgasmi.
Le era assolutamente vietato godere. All’inizio era stato difficilissimo resistere, trattenersi dal desiderio di accarezzarsi il corpo mentre lui non c’era, sperando di non essere vista dalle telecamere… Dopo settimane di astinenza, un pomeriggio prima che lui tornasse, era accovacciata accanto al divano, sul tappeto, e aveva iniziato a sentire un leggero prurito sulla spalla, davanti, appena sopra il seno. Senza pensarci, aveva portato la mano davanti, aveva iniziato a grattarsi, aveva indugiato, scendendo leggermente con le dita fino a sentire il capezzolo che si era inturgidito. L’aveva sfiorato, stretto tra due dita, aveva sentito pulsare il sangue al suo interno. Sentiva il sangue batterle in testa. Avrebbe voluto afferrare il suo grande seno con due mani, guidarlo verso l’alto, abbassare il mento e iniziare a leccare quel capezzolo duro e caldo, a succhiarlo prima piano e poi avidamente, per poter soddisfare quel bisogno disperato di godimento che aveva da settimane. Poi aveva sentito un rumore. La chiave nella porta. Aveva subito ritratto la mano e, mentre lui la chiamava fischiando, due calde lacrime di rabbia e frustrazione le erano scese lungo le guance. Ed era corsa verso l’ingresso, mettendosi subito ...