009 pausa senza sborra
Data: 03/07/2018,
Categorie:
Gay / Bisex
Autore: CUMCONTROL, Fonte: Annunci69
... sospettare che io fossi una checca, levai dalla borsa l’asta dei selfie, me la infilai nella trippa, e gemetti maschio a garanzia della mia maschitudine.
E bene. I tre mi sollevarono per l’ascella, e fin qui va bene, e come una vedova distrutta dal dolore mi trascinarono smorta per tutta la strada. Io mugugnavo da attrice drammatica, smaniosa, molto anni cinquanta, Cinecittà diciamo, fino a quando con mia sorpresa fui scaraventata al cospetto del titolare, il quale, esibendomi con quelle sue dubbie ditacce da tranviere strette sullo scontrino fiscale, mi ingiunse di pagare la cena per altro non consumata. Altro che gang bang, va bene?
Uscii da lì cambiando registro. Pagai, salutai tutti ma proprio tutti con l’inchino, manco fossi una sguattera nipponica. Il titolare sbraitò di non farmi mai più vedere nel suo locale, ed io inchinandomi a bacchetta come se avessi un kimono nonostante fossi sguattera, uscii di culo dicendo ripetutamente sono costernata.
Corsi via come una cessa per una buona mezz’ora dicendo povera me ma povera me, quando giunsi ai bordi delle siepi non molto distanti dal ristorantino, entrai nel parco, avendo notato un gran movimento di sagome e motori.
Allora prima accostai al laghetto, e siccome volevo far colpo ai maschioni sempre per la mia famigerata astinenza da cazzo, mi ingegnai in qualcosa di eccentrico per battere la concorrenza spietata. Recisi un lilium dall’aiuola, calai daccapo le braghe e solo in quel momento mi accorsi di avere ...
... in dosso le mutandine di pizzo scozzese del giorno prima. Poi piantai lo stelo nel bel mezzo del buco del culo e vogliosa come nessuna mi dissi son pronta.
Ficcarmi dei gambi di flora nel culo è una cosa che ho imparato a fare dal mio ex master ungherese, quando lui crocifiggeva i suoi schiavi con la sparachiodi, e io restavo china ai suoi piedi per ore ad ornamento con un mazzo di dalie in culo. Pala d’altare insomma.
Ma ora stavo lì famelica di cazzo. Aggrappato alla staccionata tremenda nel mio desiderio a pecorina roteavo il sederino, così che il lilium si sbatacchiasse tutto e richiamasse il maschio vero nei paraggi. Ma niente. Solo petali sbattuti per aria. Di gente ce n’ era per carità, ma di passaggio, sul tipo che ne so.. coppiette di fidanzatini, anziani con il cane, qualche runner. Oh, tutti a sghignazzare ma mai un maschione vero con le palle cariche da sparo.
Quindi intesi che non era il posto giusto.
Mi diressi all’argine, più buia come situazione, e mi accostai al tubo di scarico delle fogne cittadine, un tubo lungo e grosso, un metro e mezzo di diametro diciamo, che sbucava rigido rigido rigido dal muro di cemento e da cui usciva ogni genere di schifezza.
Fui preda di una voglia fetish , a tratti dirty.
Vidi un manzo con la maglia Adidas che stava a pochi metri. Pisciava. Ebbene mi misi a cavalcioni sulla conduttura, coi pantaloni calati sotto il gluteo e interpretai la parte della benzinaia coi jeans tagliati a fior di culo che lava con la ...