Sofia due, l’ospedale
Data: 02/07/2018,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Piplos_delle_Fusine, Fonte: RaccontiMilu
Avevo raggiunto i miei 25 anni, già le responsabilità di una donna adulta, un figlio, un marito tenero e affettuoso erano tutta la mia vita. Il mio fisico ancora perfetto in tutto, poiché il cesareo e il tipo di pelle che mi ritrovo avevano assorbito tutti i segni della gravidanza, iniziò lentamente a coprirsi di puntini ed escrescenze su varie parti. Ad essere maggiormente colpite; la parte sotto il seno. Decisi pertanto di fare dei seri accertamenti per capirne il problema. Il medico curante si mostrò perplesso durante la visita e mi preparò la prescrizione per il ricovero in uno dei centri più accreditati per questo tipo di problema. Avvisai mio marito, sistemai il bimbo dai nonni e iniziai a preparare la valigia con tutto il necessario per il ricovero, preparai la biancheria lavata di fresco, le canotte, le calze e le vestaglie, per fortuna avevo tutto a corredo. Mi recai di buon ora, accompagnata da mio marito in un polo ospedaliero nella zona di Verona, rigorosamente a digiuno per il prelievo di rito, feci la scheda di ammissione, il prelievo, mi assegnarono una stanza con tre letti, sistemai la mia roba nell’armadio e occupai quello più vicino alla finestra, salutai mio marito e iniziai ad oziare sfogliando riviste femminili che mi ero portata. Eravamo in tre in quella stanza, reparto femminile, malattie infettive. Tutte e tre eravamo molto silenziose e riservate, come a voler nascondere ognuna il suo problema, la più giovane ero io e cercavo di stabilire un minimo ...
... di dialogo ma le due signore sembravano ignorare ogni tipo di approccio che tentavo. Quella del primo letto era una bruna di circa 45 anni, un fisico trascurato dai capelli malfatti alle unghie, anche quando si alzava per andare in bagno non era un bel vedere, le gambe ricoperte da cellulite e il seno sceso parecchio, quella del letto centrale poteva avere una decina di anni meno di quella di primo letto e una decina più dei miei, sembrava la “signorotta che se la tira” con tutto firmato, vestaglia firmata, biancheria intima con colori pastello, tutto in coordinato e rigorosamente una taglia in meno, in modo da sembrare sempre esplosiva, anche quando si alzava indossava pantofole con tacco alto in modo da sculettarmi dappertutto; mi dava un po’ di fastidio questo comportamento da troietta, a voler sembrare che per raggiungere tutti gli obbiettivi c’era un unico metodo, DARLA. E poi io, capelli lunghi e sciolti, le mie tette sode, il mio culetto sempre più rotondo e adesso non più vergine, ma nemmeno aperto, giusto qualche inculata coniugale concessa a mio marito che usava questo pretesto per averlo nei miei giorni fecondi. Non ero particolarmente entusiasta del rapporto anale, ma per la serenità di coppia che mi ero imposta concedevo il mio buchetto roseo. La vita ospedaliera inizio a scorrere con i suoi ritmi e le sue abitudini, dal colore delle luci bianche o blu, dai tre pasti, ai controlli di routine alle visite mediche giornaliere. Poco dopo le 11 del mattino, il gota ...