1. Sofia due, l’ospedale


    Data: 02/07/2018, Categorie: Sesso di Gruppo Autore: Piplos_delle_Fusine, Fonte: RaccontiMilu

    ... pastina che galleggiavano, una mozzarella e la frutta cotta. Avevo una strana sensazione in me, come se qualcosa doveva accadere; ne mio marito e nemmeno qualcuno dei miei parenti era passato a farmi visita, che strano. Mi ritornavano in mente delle parole dette dal primario alla caposala che avrebbe dovuto “prepararmi” per un esame molto specifico, da fare quanto prima, ma bisognava attendere il rientro dello specialista (quelli che solitamente girano tutti vestiti di verde ed evitano tutto e tutti) che era fuori, all’estero, per un corso di aggiornamento. La sensazione non tardò a trasformarsi in realtà, erano circa le 20,30 e il reparto era passato dalle luci bianche alle luci blu, quando la caposala entrò in camera, si avvicinò al mio letto e disse “Signora Sofia può raggiungermi in medicheria?” Cosa poteva volere da me a quell’ora? Realizzai che dovevo andare e indossata la vestaglia mi avviai. Aveva un aspetto cattivo quella donna, con una fisicità massiccia, spalle larghe, viso da pugile e gli occhiali alla punta del naso, al mio arrivo era in piedi, vicino al carrello medico e si stava accingendo ad indossare i guanti e cercare un tubetto di crema. – vada dietro il paravento, si tolga la vestaglia e si metta sul lettino in posizione prona, mi disse. Io confusa più che mai, feci tutto in modo automatico poiché il mio cervello era concentrato a ricordare quale poteva essere la “posizione prona” e mi misi distesa sul lettino con la camicia da notte. La caposala entro ...
    ... dietro il paravento dopo aver chiuso la porta della stanza, a che serviva quella doppia privacy? Aveva indossato i guanti e aveva in mano un tubetto di crema, quasi infastidita nel vedermi distesa. – Sofia (omettendo il Signora) le devo praticare un clistere, si metta di lato e pieghi le gambe. È così dicendo in maniera brutale mi sollevò di peso mettendomi su un fianco e piegandomi le gambe, capii che quel contenitore pieno di liquido appeso al trespolo era per me, poteva contenere una decina di centimetri di liquido, ma la caposala quasi a vendicarsi per avermi trovato in maniera diversa da quella suggerita, staccò il contenitore dal trespolo e andò a versare dell’altro liquido. Tornò ad appenderlo che era quasi pieno, sta stonza pensai, saranno stati tre litri mannaggia, appena sarebbe andata via mi sarei alzata e ne avrei svuotata una meta nel bagno attiguo. Non fu nemmeno tanto delicata quando prese un tubicino di gomma marrone, lo infilò nel tubo che scendeva dal recipiente e ci mise giusto una goccia di crema sulla punta, manco la pagasse lei, un altro goccia la mise sul dito indice della mano destra, con la sinistra portò le mutandine alle ginocchia, sempre con la mano sinistra dischiuse i glutei e posò la crema del dito indice facendolo roteare sul mio buchetto. Appena sentì che il dito era privo di crema, non esitò a infilare un paio di falangi. Poi prese il tubicino, avvicinò la punta al buco e inizio inesorabilmente a farlo entrare, in maniera progressiva, riprendeva ...
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