Nera come la frustra
Data: 28/08/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Blacknoble, Fonte: Annunci69
... dei suoi spazi intimi che facevo miei. Cominciai a spingere, godendomi il pene enorme che gli entrava dentro. Le mie cosce oramai erano così bagnate che i lacci di cuoio erano inzuppati. Il senso di dominio è una cosa strana, pare nasca dalla frustrazione e io ne avevo tanta da sfogare. In quanto donna e in quanto nera, una somma di cose che mi faceva vivere parecchie vessazioni che spesso finivano per sfociare in un cumulo di rabbia incontenibile, rabbia che si faceva fatica a tenere dentro. Nella sfera sessuale, ovviamente con individui consenzienti, potevo dare libero sfogo al mio bisogno di possedere, di dominare, di calpestare. Così come la società faceva con me. Forse con tutti.
Paolo urlava a squarciagola mentre lo stavo scopando selvaggiamente. Mi fermai esausta dopo un intenso orgasmo.
Slegai Paolo che subito si accasciò a terra, mi accesi una sigaretta sedendo su una specie di poltrona senza braccioli in un angolo della stanza.
Lo chiamai e gli ordinai di pulirmi con la lingua le cosce e la figa. Aspiravo con voluttà il fumo mentre le sue accurate leccate mi riportavano ad un alto livello di eccitazione.
Mentre Paolo mi leccava, il mio sguardo cadde sulla sex machine, era fissata ad un lato del muro. La lingua rosa di Paolo contrastava con il mio clitoride rosso. Mi alzai e mi diressi verso la macchina. C’era un pulsante con tre velocità, infilai un preservato sul dildo e lo cosparsi di gel, poi la ...
... accesi.
Mi girai, e prendendo il cazzo finto in mano, me lo infilai. Era un ritmo piuttosto sostenuto e regolare. Ed in più, vibrava intensamente, il che aggiungeva piacere al piacere. Il fallo di gomma morbida era largo e lungo, mi riempiva tutta.
Ero al settimo cielo, spingevo il mio culo nero contro il pene meccanico più a fondo possibile. Il preservativo era impiastricciato del mio piacere che non era ancora arrivato al parossismo. Spinsi ancora di più, quasi a farmi male, portai le dita al clitoride, mentre con l’altra mano mi strizzavo forte un capezzolo.
Venni urlando come una matta. Rimasi impalata alla macchina per lunghi minuti continuando ad avere spasmi ininterrotti e lunghissimi.
Quando mi riebbi, mi sedetti di nuovo sulla poltrona con un altro bicchiere di champagne. Guardavo tra le gambe di Paolo; erano striate di sperma. Era venuto più e più volte ed era visibilmente soddisfatto. Entrambi andammo a ricomporci e a lavarci in due differenti stanze da bagno. Io andai nel bagno degli ospiti. Quando tornai nella camera dei giochi, Paolo era un altro uomo; avvolto in una vestaglia elegante, la schiena e il collo diritti, lo sguardo fiero e deciso. Tornammo giù.
“Mariam Giusto?”, mi chiese mentre si accendeva un sigaro dopo essersi versato un cognac.
Ci vedemmo per tutto il tempo del suo mandato a Roma. Poi, non so per quale incarico di preciso, venne chiamato a Bruxelles e la nostra storia finì.