Nera come la frustra
Data: 28/08/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Autore: Blacknoble, Fonte: Annunci69
... studio dove lavoravo. Seppure il mio aspetto fisico avesse creato in un primo momento non poche diffidenze tra colleghi e colleghe, ero molto apprezzata per la mia prontezza intellettuale e la mia dedizione al lavoro.
In parte, era quello a cui avevo sempre aspirato; essere al centro dell’attenzione per il mio cervello piuttosto che per il mio corpo. In quanto al corpo poi, decidevo quando metterlo in primo piano, e quando nasconderlo.
Camminavo col capotto interamente chiuso. Sotto indossavo solo l’intimo di pelle che mi avvolgeva strettamente, dandomi a volte un po’ di noie.
L’uomo dal quale stavo andando era un deputato. Non proprio giovane. Un uomo importante che si era affrancato dalla miseria facendo fortuna in politica in una Calabria povera e speranzosa.
Non lo conoscevo ancora. Dopo un mese di chiacchierate in chat, avevamo deciso di incontrarci. I nostri gusti erano complementari, entrambi volevamo, più o meno, le stesse cose.
Non avevo paura, anzi... ero eccitata.
L’incontro al buio non mi metteva alcuna soggezione. E poi, tanto al buio non era. Dalle conversazioni e dalle foto, era come se ci conoscessimo già. Avevo visto il suo corpo, tutto. Un corpo atletico, ma che cominciava a mostrare i segni dell’età. Conoscevo anche parte della sua vita. Gli uomini, in questo, sono un po’ tutti uguali; appena trovano un orecchio attento, si raccontano, cercando di toccare quelle corde dell’anima che portano al cuore. Io ascoltavo, mi piaceva, quando ...
... avevo tempo. Sapevo molto di lui, addirittura, le dimensioni del suo pene. Mi aveva mandato delle foto molto intime. Sorrisi al pensiero ed accelerai il passo.
Non ebbi bisogno di bussare. La porta si sbloccò con un click metallico appena vi arrivai di fronte. La spinsi ed entrai.
L’appartamento era un duplex lussuosissimo. Un open space minimalista con due quadri appesi ai muri. Uno rappresentava una donna sensuale che lasciava andare un palloncino verso il cielo con la testa alzata a seguirlo; l’altro, una bolgia di colori messi insieme di cui non capii il senso. Tuttavia, dava calore all’ambiente. Un giradischi vicino ad un falso camino, suonava un disco di Mina che riempiva la stanza con la sua voce vibrante. Lui non c’era.
Rimasi in piedi per un paio di minuti, poi decisi di sedermi.
Sul tavolo c’era una bottiglia di Veuve Clicquot, due bicchieri ed un piccolo vassoio con della polvere bianca insieme ad un biglietto di grossa taglia arrotolato. Mi versai da bere e mi accesi una sigaretta, benché non ci fossero posaceneri e la casa odorasse di pulito. Buttai il mozzicone nel falso camino, e cominciai a spazientirmi.
Paolo scese le scale senza rumore. Più che vederlo, lo avvertii.
Era completamente nudo. Il pene racchiuso in una specie di piccola armatura tubolare che lo comprimeva e due reti metalliche conformate che accoglievano le palle. Il tutto chiuso da un lucchetto. Portava un collare al quale aveva già agganciato una lunga catena.
“Mi perdoni ...