Paternità 1
Data: 22/08/2022,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... sfigurare, ma me la cavai e percorsi con lei un sentiero di petali di rose su nuvole eteree; ci alzammo dalle sedie del ristorante imbambolati e innamorati; fu lei a proporre di andare a casa mia.
Ancora una volta, l’arredamento della mia garconnière fece la sua parte e colpì l’immaginazione; vidi gli occhi di Nicole illuminarsi di fronte all’eleganza minimalista del mobilio; poi fu lei a spiazzarmi e mi trovai, interdetto, avvolto nel suo bacio appassionante e lussurioso che mi lasciò senza fiato; il corpo che si muoveva sinuoso sul mio, a cercare i movimenti e i punti erogeni giusti, fu una frustata di libidine che mi sconvolse.
La spinsi sul letto e le piombai addosso con tutta la mia mole; mi avvolse ancora nell’abbraccio costrittore che mi privò di volontà e mi abbandonai al suo gioco sensuale che partiva dal bacio profondo per articolarsi sul ventre piatto e accogliente mentre il pube si adattava perfettamente al mio per titillarsi con la sola stretta dell’abbraccio; le mani che spaziavano sulla mia schiena e contavano le vertebre, una per una, erano uno strumento erotico irresistibile.
La fermai per un attimo e mi inginocchiai tra le sue cosce, abbassai la testa sul grembo e presi a mordere la vulva da sopra i vestiti; fu lei stavolta a impormi un nuovo stop e a sfilarsi elegantemente il vestito per apparire di colpo in tutto lo splendore del corpo scolpito da un miracolo della natura, tanto erano armoniose ed equilibrate le sue forme; per un attimo mi persi ...
... a seguire la linea perfetta del seno, dei fianchi, del ventre, delle gambe agili e nervose.
Poi mi abbassai su di lei e affondai la bocca sulla vulva gonfia di desiderio e rorida di piacere; leccai lungamente le grandi labbra e dolcemente quelle piccole che si aprirono per darmi l‘accesso al clitoride ritto e duro di voglia; quando lo presi tra le labbra, mi bloccò la testa e non mollò finche non mi esplose in bocca un grande orgasmo; solo allora mollò la presa e mi fece staccare; mi ribaltò supino sul letto e si fiondò sull’asta eretta al cielo.
La carezzò languidamente con la punta della lingua, dai testicoli gonfi, che tratteneva in una manina delicate e lieve, fino all’asta ritta come un palo; si soffermò sul meato e raccolse qualche accenno di precum, poi affondò la bocca finché la punta toccò l’ugola e la costrinse a maggiore prudenza; mi abbandonai alla sua fellazione con il massimo godimento; frenai più volte l’orgasmo con uno scatto di volontà o ritirando di poco la mazza.
Cercai di spostare il suo corpo verso la mia bocca, ma mi fermò, forse perché ancora sazia degli orgasmi; invece, si stese supina e mi invitò, a gesti e a parole, a penetrarla finalmente; non mi feci pregare e mi sistemai fra le cosce, appoggiai la punta alla vagina e spinsi dolcemente; con un colpo di reni, si penetrò fino all’utero e sentii netto il gemito di dolore quando la cappella urtò la cervice; mi passò le gambe intorno ai lombi e si strinse con forza a me.
La cavalcai a lungo, ...