Ti ho portato un regalo
Data: 22/08/2022,
Categorie:
Tradimenti
Autore: Astri, Fonte: Annunci69
... formazione.
Fu lei a chiedermi: “E… com’è?”
“Mah, certamente una bella donna, ma le tette sono piccole e come sai non sono molto attirato.”
“Non so, forse ci sono cose che possono sopperire tale carenza…”
Chiudemmo la nostra chiacchierata con una breve sorriso, il mio colpevole, quello di Doriana indagatore.
Fu a sera, mentre nudi a letto ci accingevamo a fare l’amore che mi sentii di confessare: ”Sai… in effetti, Marisa mi ha un po’ turbato…”.
“Ah sì? Cioè?”
Iniziai a raccontarle con fare distaccato le prime fasi dell’incontro, rendendo naturale quel minimo di intimità che la vicinanza fisica aveva reso inevitabile.
Doriana mi ascoltava in silenzio e anziché risentirsi, percepivo in lei un certo eccitamento; le accarezzai il pube, allargando le gambe mi invitò a scendere, feci scivolare le dita fra le grandi labbra scoprendola abbondantemente bagnata. Il mugolio che emise mi incoraggiò a titillarle il clitoride e soprattutto a continuare nel racconto, esasperando alcuni momenti dell’accaduto. Ebbe molti convulsivi orgasmi e facemmo l’amore con gusto e trasporto.
Smaniavo dalla voglia di incontrare nuovamente Marisa. Masturbandomi, mi perdevo in peregrinazioni fantasiose nelle quali l’appuntamento professionale virava in schermaglie di gioco e seduzione, immaginavo di baciarla e di succhiarle i capezzoli, di baciarla tra le cosce e di possederla ardentemente, con indosso i vestiti.
Non passò un mese che ci fu una nuova occasione. Proposi a ...
... Marisa di concludere il successivo training formativo con un pranzo e lei accettò senza alcuna remora.
Eravamo due persone completamente estranee, per cui i nostri furono dialoghi improntati alla conoscenza reciproca; raccontai di me, della relazione più che ventennale con Doriana, del mio lavoro; poi raccontò lei: aveva appena ottenuto la separazione dopo anni di matrimonio; una figlia ventenne, un figlio di diciassette anni, la passione per il ballo eredità delle sue origini romagnole.
Durante il pranzo, ripercorrendo un’abitudine adolescenziale le cercai le mani, in modo da stabilire un contatto che da occasionale e distratto sarebbe diventato d’intesa, complice, intimo. Marisa non levò la mano al mio contatto, si lasciava accarezzare, ma la sua era una partecipazione piuttosto passiva, non ricambiava il mio approccio, lasciandomi nella zona grigia dell’incertezza, del dubbio.
Saliti in macchina, fermi nel parcheggio, continuai quel corteggiamento fisico, quel dialogo accennato ed esitante che indugiava in contatti ripetuti. Marisa continuava a non farmi capire. Provai con argomenti a doppio senso, con riferimenti più o meno espliciti a come si sarebbe potuto evolvere il nostro pranzo. Arrivati ad un punto di svolta Marisa mi diede ad intendere che non era disponibile ad avere un’avventura.
La portai davanti all’ufficio, ci salutammo e lei scese dalla macchina. Rientrai a casa un po’confuso, ciò che avevo sognato per settimane non si era minimamente avverato, mi ...