1. La ragazza troppo bella - Parte 4


    Data: 09/08/2022, Categorie: Etero Autore: Judicael Ouango, Fonte: EroticiRacconti

    Mi svegliai molto prima di Elena. Erano forse le nove di mattina. Attraverso le tende fiorite, filtrava quel tanto di luce che pur non aggredendo le palpebre chiuse, cercava di portare luce nelle tenebre degli occhi serrati. Non era l'alba, non c'era magia, era sveglia, dopo una notte di baldoria, l'ennesima. Rimasi comunque al letto per un quarto d'ora gli occhi aperti, gli occhi rivolti al soffitto coperto da un enorme specchio circolare. Guardavo Elena che dormiva scomposta. Aveva il pollice in bocca... Mi venne une tenerezza incredibile nei suoi confronti. La tendenza che abbiamo noi umani a porci come salvatori delle persone amate stava prendendo il sopravvento su di me. Chissà cosa aveva vissuto da piccola. Mi immaginavo un gran numero di orrori... L'opinione pubblica non era molto tenera con i russi. Se non fosse per la loro recente ricchezza e riconversione al capitalismo, sarebbero considerati pressoché alla pari con gli africani. Senza togliere nulla agli africani, ma si sa che sono capaci di inaudite violenze. Sarà per la Tv, i media, ma ciò che arriva dal mondo non sono le cose belle ma quelle orrende. Anche dalla storia, sbuca il marcio, viene ricordato l'olocausto, il dolore resta nella scia del tempo, la paura ovviamente ne nasce. I russi erano ricchi, ma violenti. Immaginavo cosa avessero fatto alla mia amica. Mi commossi e due lacrime mi scesero sulle guance. Posai la mano sul suo fianco e la accarezzi dolcemente. Elene face un suono strana, si raggomitolo ...
    ... su di lei, e riprese a dormire. Sorrisi e mi alzai.
    
    Un ora dopo, stavamo facendo colazione al bar. Avevo costretto Elena ad uscire, la giornata era meravigliosa. Era stanca, abituata a dormire fino al pomeriggio, e non voleva assolutamente uscire ma alla fine cedette quando le promisi un vestito che aveva adocchiato su di me tempo fa. In segno di protesta, si mise una mia vecchia felpa e degli occhiali che le coprivano tutto il viso. Si truccò comunque e non smisi di mandarmi a quel paese sino a che arrivammo in piazza e ci sedemmo. La conoscevo e non smettevo di ridere. Mi diede tregua e se la prese con chiunque stesse seduto al bar. " Guarda quello" diceva, "sono sicuro che è impotente, vedi come cammina? È ovvio!". Non so come cammini un uomo impotente ma le battute di Elena mi facevano morire dalle risate. "Vedi questa tipa? Saranno passati almeno cinque anni che non fa l'amore. Dalle sue rughe si vede che non sorride mai!". Ed io ridevo.
    
    "Perché non vieni a Napoli con me il fine settimana?" le chiesi poi. "Perché ho un sacco di appuntamenti il fine settimana tesoro" mi rispose. "Va bene" dissi, " ma non siamo mai andate da nessuna parte assieme, cosi ti faccio conoscere la città dove sono nata.". Elena mi promise di pensarci e finimmo di fare colazione. Glielo avevo proposto cosi, senza pensarci. Napoli per me era diventata una città molto difficile. I miei genitori oramai avevano smesso di parlare con me. Per loro, io ero "la zoccola", nemmeno più la loro figlia. ...
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