Ognuno per la sua strada 2
Data: 19/07/2022,
Categorie:
Etero
Autore: geniodirazza, Fonte: Annunci69
... intendo, non quello che lui fa a letto.”
Fu determinata e rigorosa; diventammo due estranei per caso coabitanti nello stesso appartamento che cercavano di incontrarsi il meno possibile, per non scontrarsi; lei usava i buoni mensa dell’Università per alimentarsi senza aver bisogno di chiedermi soldi che non le avrei negato; sfruttò al meglio il guardaroba che in quei tre anni aveva riempito più per il gusto del bello che per necessità; mi chiese aiuto solo per gli studi; in quel caso, pendeva dalle mie labbra ed era allieva perfetta.
Io provai a riempire il vuoto che la sua assenza aveva lasciato nella mia vita; in un anno, almeno una cinquantina di donne, tra colleghe insoddisfatte, segretarie adoranti ed impiegate in cerca di diversivi, passarono per il mio letto e, molto spesso, per la mia camera; in quei casi avvertivo dagli sguardi feroci di Mira, la mattina a colazione, che aveva ascoltato tutto il concerto degli urli e delle reti per l’intera notte.
Una mattina, poco dopo essere uscito, mi resi conto di avere lasciato in cucina un faldone preparato con cura la sera prima e che mi era indispensabile per preparare una causa; ritornai a casa ed impiegai più di mezzora, tra andata e ritorno, per il notevole traffico, in quel momento; ne approfittai per andare in bagno; passando davanti alla camera, notai che il posto che avevo appena lasciato svegliandomi, tanto che doveva essere ancora caldo, era occupata da Mira che vi si era accucciata.
Le andai vicino e, ...
... istintivamente, le accarezzai la ciocca di capelli che portava libera sulla fronte; il tocco la fece sobbalzare e, ancora assonnata, si profuse in balbettanti scuse per spiegare che spesso si andava a prendere i brandelli del corpo che aveva tanto amato, sperando di ritrovare quel calore, quegli odori, non tanto il sesso che non la interessava né l’amore in cui non sperava più.
Vigliaccamente, le sparai in faccia che, se si era ridotta ad elemosinare perfino le briciole e il vago sentore di quel che aveva buttato, facesse pure; da me, non avrebbe avuto mai più niente; non ebbi il coraggio e il pudore di confessare che stavo soffrendo le stesse pene per lo stesso senso di vuoto che sentivo nella mia vita e nel mio sonno; me ne andai sbattendo la porta e solo dopo, per tutta la giornata, mi diedi del cretino per avere messo una pietra tombale sulla nostra storia.
Con qualche sofferenza, riuscimmo a sopravvivere fino a che discusse la tesi e si laureò con lode; fui orgoglioso del risultato, perché avevo sempre apprezzato il suo talento; ma non volevo avere più avere a che fare con lei; le assicurai un tirocinio di qualità e pagato adeguatamente presso lo studio di un amico; da voci di corridoio venni a sapere che si era comportata con perfetta professionalità e che era riuscita a mettere su uno studio suo; cercai di dimenticarla e ci riuscii, tra le cosce di molte.
La incontrai di nuovo, dopo circa un anno, in un’aula di tribunale, dove lei difendeva un giovane bullo ...