Anna ed i suoi "mostri"
Data: 02/07/2022,
Categorie:
Porno celebrità,
Hardcore,
Lesbo
Autore: andreaeffe77, Fonte: xHamster
... il mio corpo sgraziato e quest’orribile e improbabile testone. Una volta, non visto, udii una fanciulla – affatto graziosa – dire alle compagne che io ero la conferma che l’uomo discendeva dalle scimmie, come sosteneva una recente teoria. Anzi, che non avevo ancora completato la mutazione genetica. Tutte le amiche scoppiarono in una risata. Quando mi parai davanti a loro, scapparono via, continuando a ridacchiare senza ritegno e senza un briciolo di umanità o di indulgenza.
Avevo sedici anni.
A vent’anni, una ragazza – commessa in una cartoleria nei pressi dell’università – sembrò provare qualche interesse nei miei confronti. Era carina e sfrontata e me ne innamorai perdutamente.
Avevo perso i genitori da pochi giorni, ed ero l’unico erede di un buon patrimonio. O almeno così credevo. Anche Anna, la mia amata Anna cui avevo raccontato le mie vicende, lo credeva.
Un giorno fui convocato dal notaio per la lettura del testamento. Mio padre, a causa di una serie d’investimenti sbagliati, aveva dilapidato i suoi capitali e si era indebitato con banche e strozzini. Tutti gli immobili risultavano ipotecati. Non avevo più nulla. Ero solo al mondo, senza quattrini, senza una casa, ma avevo Anna.
Corsi da lei per raccontarle le mie disgrazie, sperando in una sua parola di conforto. Mi ascoltò silenziosa e torva. Quando ebbi finito di parlare, mi prese per mano e mi accompagnò nella sua camera, davanti ad una grossa specchiera.
“Conosci la storia della Bella e la ...
... Bestia?” mi chiese. “Guardami e guardati bene: se io sono bella, tu cosa sei?”.
Piansi, la supplicai, la pregai in ginocchio. Mi umiliai in tutti i modi perché non mi abbandonasse. Fu tutto inutile.
Riappendo il piccolo specchio alla parete. Ripenso alla mia piccola e bellissima Anna. “Quanto mi hai fatto soffrire, mio grande e unico amore…” mormoro sommessamente.
Apro un cassetto della scrivania. Il piccolo cofanetto rivestito di velluto rosso, ormai leggermente sbiadito, è al solito posto. Lo tiro fuori e lo appoggio delicatamente sul tavolo.
Lo apro e guardo. Le perline bianche dalle forme bizzarre ci sono tutte. Le riconto una ad una: sono ventotto. Sono tutto quello che mi resta di Anna.
Ed il mio pensiero ritorna a quei giorni.
Dopo che la ragazza mi fece uscire, piangente, dalla sua casa e dalla sua vita, mi rifugiai nella piccola mansarda che era sfuggita all’orda dei creditori. Non uscii per giorni e giorni, fin quando la fame non mi costrinse a farlo.
Iniziai così a spiare e seguire Anna, sperando di poterla fermare e parlarle ancora una volta. Tutte le volte che mi vedeva, scappava via, impaurita. Per qualche tempo si fece sempre accompagnare da qualcuno e non osai avvicinarla.
Ormai ero diventato un segugio esperto e abile nel mimetizzarmi e nascondermi alla vista della gente. Ero ossessionato e tormentato dal desiderio di rivedere Anna, di stringerla ancora una volta tra le braccia e dirle quanto grande era il mio amore per lei.
Finalmente, ...