La lunga notte – cap. 3
Data: 21/04/2022,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Autore: Lord Byron, Fonte: RaccontiMilu
... di un’aiuola. Resto alcuni minuti con la testa tra le braccia cercando di riprendere il controllo della situazione e a riordinare i miei pensieri ma come un’onda tornano sempre quegli occhi, che afferrano la mia anima, danno vita ai miei desideri. Cazzo! Sono in una situazione di merda, Matteo non so dov’è e come sta, probabilmente ci hanno già svuotato la cassaforte e non so ancora come ne usciremo e la mia mente è affollata da quel bastardo! Sto impazzendo, non è possibile. Sento il rumore delle auto che si fermano e ripartono, le risate delle ragazze, i loro cellulari suonano in continuazione. Marina si avvicina, mi guarda. Lo so, anche senza alzare gli occhi. “Ha chiamato Dasho. Tra dieci minuti arriva a prenderti. E’ meglio se ti tiri su” Nient’altro, viene a prendermi. Chiudo gli occhi e stringo i pugni, sto piangendo di rabbia. Mi alzo lentamente e cerco di rassettare la gonna. Mi guardo intorno, vorrei fuggire nella notte, ma per andare dove? Chiudo gli occhi e mi mordo le labbra. Arriva un’auto, la conosco, è quella con cui ci avevano bloccato, su quel cofano mi ha scopato Lui. Dentro sono in tre, esce Nandi e intravedo vicino al guidatore Dasho che abbassa il finestrino. “Vieni, sali” Mi dice prendendomi per un braccio. Io senza forze mi avvio alla macchina, mi apre la porta e salgo. Mi fa spostare sul lato sinistro e sale anche lui. Marina intanto consegna i soldi dei miei clienti a Dasho, “Bene, ti sei divertita?” mi chiede contando i soldi. “No” dico con aria ...
... stizzita. “ Dov’è mio marito? Non credi che sia ora di lasciarci andare?” Il ceffone di Dasho arriva pesante sul mio volto. “Guarda che per stasera hai finito di lavorare, posso anche lasciarti dei bei segni se non stai zitta.” La macchina riparte. …per stasera… Le parole mi risuonano nella mente, come un tamburo che aumenta continuamente il volume, mi mordo le labbra per non parlare. La macchina torna verso la città, la radio ha la voce calda del jazz e la musica soft attenua il pulsare delle mie tempie. Strade di periferia, mi guardo intorno per capire dove mi stanno portando. Ci fermiamo davanti a un bar di terz’ordine. “Scendi.” l’ordine secco sferza il silenzio. Siamo tutti e quattro sul marciapiede, Nandi non molla un attimo il mio braccio. Ci avviamo verso un portone decrepito. Mi irrigidisco, fermandomi, mentre Dasho mi guarda. “Non fare storie, ti porto da tuo marito.” Alzo lo sguardo verso le finestre dei piani superiori, poi riprendo a camminare. Ditmir apre il portone, con un mazzo di chiavi enorme. Le scale hanno i muri scrostati e non c’è l’ascensore. Saliamo fino al terzo piano. È ancora Ditmir ad aprire la porta. Entriamo in un appartamento grande, pulito. Un lungo corridoio conduce verso quello che sembra un salone. Diverse porte si aprono a destra e a sinistra. Intravedo una cucina e un paio di camere da letto attraverso i battenti aperti, mentre avanzo. Altre porte sono chiuse. Entriamo nel salone, divani, una televisione al plasma. In uno dei divani Matteo, ...