La figlia della vedova gioca bene
Data: 19/03/2022,
Categorie:
Sesso di Gruppo
Autore: Amotuttodime, Fonte: Annunci69
Mi chiamo Luca, e vi voglio fare partecipi di una mia travolgente esperienza, capitatami nel periodo pre covid. Nel mio condominio, l’arrivo, della vedova Giusti, aveva rappresentato il fatto più rimarchevole da quando l’edificio era stato costruito e ci ero andato ad abitare. Bella, elegante, discreta e cordiale, la signora si acquistò rapidamente la simpatia, se non l’amicizia, di quasi tutti i condomini, benché non mancassero, sulle sue abitudini private, inevitabili allusioni e pettegolezzi dettati forse solo da invidia e comunque senza molti elementi a sostegno. Il sentimento dominante tra i maschietti del condominio era naturalmente quello, neppure tanto celato, di poter entrare nelle grazie della bella vedovella e di riempirne in qualche modo i vuoti; a frenare gli entusiasmi, c’era però la presenza della bella figlia della signora, poco più che diciottenne, che assorbiva totalmente la vita di Margherita - così si chiama la vedova - e che già, in qualche modo, suscitava interessi e attenzioni di tutti i maschi del quartiere.
Personalmente, non ero molto disposto a lasciarmi impelagare in storie più o meno strane, anche se indubbiamente affascinanti: reduce da una recente battaglia di separazione dopo anni di vita serenamente borghese, stentavo molto a ritrovare un equilibrio nella nuova e difficile condizione di single costretto dalla realtà dei fatti a vivere la maggior parte delle ore fuori casa, tra ufficio, tavole calde e ristoranti. Dopo lunghi e dolorosi ...
... esperimenti, ero riuscito alla fine ad organizzarmi con una collaboratrice domestica assolutamente innocua dal punto di vista emotivo ed erotico; cercavo tutte le occasioni per stare fuori casa e soprattutto mi lasciavo travolgere da avventure sessuali solo di tanto in tanto, proprio quando non riuscivo più a reggere, accettando inviti senza prospettiva o, qualche volta, incontri a pagamento per scaricare tensioni e coglioni. Il momento peggiore della settimana, quello che più di qualunque altra cosa temevo nel mio andirivieni dal centro alla periferia residenziale dove aveva sede il nostro condominio, era l’attraversamento, nelle sere di fine settimana, del “chilometro maledetto”, quello che passava davanti alle discoteche stranamente raggruppate in una stessa area, dove tra motociclette, automobilisti più o meno allegri e pedoni vestiti nelle fogge più impensate si creavano code e ingorghi che qualche volta facevano perdere delle ore per percorrere poco più di ottocento metri. In compenso, lo spettacolo che si offriva - di gioventù allegra e, almeno all’apparenza, molto disponibile - era di quelli che avrebbero risuscitato, se non un morto, quanto meno un apatico rinunciatario come me.
Molto spesso venivo fermato con la richiesta di un passaggio; e qualche volta accettavo a bordo passeggeri sconosciuti - contro il mio abituale costume - specialmente se la richiesta mi veniva da belle ragazze succintamente vestite.
Quel venerdì sera mi ero intrattenuto a cena con alcuni ...