Sforzo apparente
Data: 04/06/2018,
Categorie:
Etero
Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu
Osservandola dalla distanza, quella lunga battigia in effetti poteva sembrare spopolata, mentre le onde del mare scandivano la loro consueta e inconfondibile cadenzata sinfonia nel bel mezzo di quelle afose serate d’agosto, scaraventandosi in ultimo fragorose sull’impervia scogliera. In realtà, l’atipica lucentezza che si poteva vedere era cagionata dalla spuma marina indistintamente luminescente, che i flutti trainavano di continuo depositandola con il loro immancabile rombo sulla riva, anche se guardandolo attentamente adesso il litorale non era completamente disabitato. Là in lontananza, un giovanotto, in verità occupava un posto alla base d’una minuta collinetta rivestita d’arbusti pungenti e di cespugli di lentischio a poca distanza dall’arenile in una zona abilmente collocata e ingegnosamente protetta dal forte vento di maestrale. La chioma folta e la barba appena accennata tratteggiavano in modo distinto i contorni la sua faccia, intanto che il giovanotto fumava guardando lontano verso la linea del tramonto, dove si potevano distinguere i deboli bagliori d’alcune barche, probabilmente di pescatori che transitavano a rilento lungo quel tratto di mare.
Lui in verità non stava esaminando quei bagliori, ma era interamente concentrato e impegnato dentro tutta una sequenza di rievocazioni imprecise e di concatenazioni sfuocate, pitturate con delle sfumature fioche del tempo trascorso, poiché tentava di rammentarle onorandole nella maniera migliore, tramite l’arte del ...
... suono per mezzo del suo inseparabile flauto di Pan al seguito. Tutte quelle note musicali che fuoriuscivano da quello strumento, facevano riemergere una condizione a questo punto già ampiamente andata, tenuto conto che lui l’accettava ospitandola con un’astrusa e per di più mesta e deprimente festosità. Nell’insieme, invero, gli erano sempre andate a genio quelle situazioni nebulosamente malinconiche e oscuramente nostalgiche, per il fatto che lui ponderava che agendo in quella maniera la sua ragione potesse liberamente vagabondare, potesse sviarsi e in conclusione spaziare, potendosi auto analizzare, capacitandosi e comprendendosi maggiormente nel suo “Io” interiore. Lui cedeva lasciando che i suoi sensi cogliessero appieno tutto ciò che era consentito e lecito d’assimilare, dal momento che aveva frequentemente calcolato l’accoramento e la mestizia come una disposizione d’animo assai proficua, molto produttiva e perciò aveva afferrato l’obiettivo nella finalità di godersela al meglio, perché questo era il suo finale intento. Il giovanotto spense il mozzicone della sigaretta affondandolo nella sabbia, seguitò a suonare il suo pezzo preferito abbozzando il brano “What A Wonderful World” di Louis Armstrong riempiendo l’aria di quella serata estiva nel migliore dei modi, finché non fu bloccato dal saluto d’una voce femminile:
“Sei molto bravo, davvero, buonasera” – esclamò lei alquanto meravigliata, avvicinandosi.
Lui si fermò di colpo sollevando lo sguardo nella direzione ...