La lunga notte – cap. 9
Data: 14/10/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Autore: Lord Byron, Fonte: RaccontiMilu
... blocca la porta. “Che vuole?” “Bé, che dire… te. Hai due cosce che sono uno spettacolo e una fica che sembrava un lago.” la sua mano si allunga ad accarezzare il mio seno attraverso il tessuto della camicia. Resto un attimo interdetta, mentre la mano scende verso il bordo della gonna, poi reagisco. “Ma come si permette, mi lasci.” “E dai, non fare tante storie, che si vede lontano un miglio che hai voglia di cazzo. Se vuoi dopo ti mando anche il mio amico a scoparti.” “Mi lasci e se ne vada, o grido e faccio venire qualcuno.” rispondo mentre cerco di staccarmi le sue mani da dosso. Ma per una che allontano l’altra torna cercando di non farmi scappare. Le sue labbra si avvicinano al mio collo “Su, che ci hai mostrato la fica per tutto il pranzo, pensi di lasciarci così?” La sua mano scivola sotto la gonna, tra le cosce. Gli allungo un ceffone che lo lascia interdetto. “Così è più chiaro? Ora se non se ne esce subito da qui la denuncio.” Fa un passo indietro, guardandomi torvo. “Va bene stupida rizzacazzi. Va bene, me ne vado, ma tu vedi di andare a prendertelo nel culo” poi si volta e esce. Il mio respiro è affannato per la piccola colluttazione, mi avvicino al lavabo e mi sciacquo il volto con l’acqua fresca. Mi asciugo, ricontrollo il trucco e torno al tavolo. “Com’è andata?” mi chiede ridendo Francesco “Mi sono difesa.” I due stanno parlando, quello rimasto al tavolo ha un’aria sorpresa e ogni tanto mi guarda e ride mentre l’altro evidentemente gli racconta di come sia ...
... stato respinto. “Ci sarà rimasto male” “Può essere.” Beh, dai, non vorremo deluderli del tutto, no? Riaprigli il tuo scrigno, almeno che possano vederla la figa che pensavano già di potersi scopare.” poi alza il suo calice e con la base fa tintinnare il mio come in un brindisi. “Sei veramente un stronzo” “E tu sei veramente una troia, bevi e fai quello che ti ho detto.” Prendo il mio bicchiere e lo svuoto d’un fiato, poi lentamente allargo le cosce. Il movimento non passa inosservato all’altro tavolo, con l’uomo che ho respinto che mi guarda sempre più torvo. Dal primo passiamo direttamente al dolce e al caffè, poi ci alziamo. Francesco paga, conversando con il ristoratore che sembra seguire più i miei seni e le mie cosce, del discorso. Usciamo e Francesco mi sorregge mentre torniamo alla macchina. “Sei contento ora?” dico in tono sarcastico. “Si, è stato divertente, ma ora è tempo di tornare al lavoro” mi siedo nell’auto, tirando un respiro di sollievo. Francesco avvia la macchina e imbocca la strada in discesa, per tornare verso la città. Dopo poche centinaia di metri sento il ticchettio delle frecce e l’auto accosta in uno spiazzo sterrato, sulla destra. Mi guardo intorno, mentre Francesco ferma la macchina in fondo al piazzale, la gira con il muso verso la strada e tira il freno a mano. “Che succede?” “Te l’ho detto, è ora di lavorare. Scendi” Lo guardo con aria interrogativa, saranno i fumi dell’alcool ma non capisco. “Ho voglia di vederti mentre lavori, scendi. Fatti un ...