La lunga notte – cap. 9
Data: 14/10/2021,
Categorie:
Dominazione / BDSM
Racconti Erotici,
Autore: Lord Byron, Fonte: RaccontiMilu
... chilometri, poi l’auto rallenta. Un attimo dopo un grande cascinale compare sulla sinistra, di fronte uno spiazzo con diverse macchine. “siamo arrivati – dice fermando l’auto – scendi, si mangia.” rassetto la gonna e apro la porta, mentre Francesco fa il giro della macchina. Mi guarda, mentre girandomi per scendere sono costretta ad aprirgli le cosce davanti. Mi allunga una mano, un aiuto per uscire ma anche per tirarmi contro di lui. Mi prende la giacca e la ributta sul sedile. Mi bacia tenendomi per il collo e l’altra mano, rude, si apre un varco sotto alla gonna. Due dita entrano rapide dentro di me accolte dalla mia fica umida, mentre all’orecchio mi sibila “apri le cosce quando ti palpo, troia”. Cedo leggermente sulle ginocchia per agevolare l’accesso, e socchiudo gli occhi. “Bene, vedo che il trattamento ti piace, ora andiamo a mangiare” dice appoggiandomi una mano sul culo mentre ci avviamo verso il ristorante.
Attraversiamo la strada, lo seguo verso l’ingresso camminando incerta sulla ghiaia e mi sostengo al suo braccio. Entriamo da una piccola porta con i vetri riquadrati e le tendine. Dentro il fresco della casa di pietra mi avvolge con un piccolo brivido. Il ristoratore ci viene incontro. “Siamo in due, c’è un tavolo fuori?” chiede Francesco “Certo, accomodatevi pure dove volete.” dice indicandoci l’uscita dall’altra parte, verso il cortile, mentre i suoi occhi attraversano la mia camicetta leggera e si fissano sui miei capezzoli. Fuori un pergolato ombreggia i ...
... tavoli. Ci sono un paio di coppie, un gruppo di quattro uomini ad un tavolo che discutono di lavoro davanti ad una grigliata di carne e due uomini ad un altro. Francesco si dirige verso un tavolo un po’ defilato e mi porge la sedia, poi si accomoda nel posto al mio fianco. I tavoli sono mobili da giardino anni 50, in ferro, sopra una tovaglia a quadri che scende solo una spanna dal piano. Dopo poco arriva il cameriere con i menù. Scegliamo gli antipasti e un primo, riservandoci di scegliere dopo il secondo. Quasi tutti i clienti sono alle spalle di Francesco, che intanto parla del più e del meno e mi versa il vino. Davanti a me, ma distanti sette, otto metri, i due uomini. Sembrano rappresentanti alla sosta pranzo. Ognuno di loro ha una grossa borsa di pelle sulla sedia libera. All’arrivo degli antipasti ho già bevuto un paio di bicchieri di rosso, accompagnati dai grissini caserecci. Prendo il tovagliolo e lo metto sulle gambe. “Meglio se ci facciamo portare anche un po’ d’acqua, forse.” Francesco si illumina ridendo. “No, per oggi andiamo a vino. E il tovagliolo non ti serve, posalo pure sul tavolo” Lo guardo e non capisco. “Si, appoggialo sul tavolo e apri bene le cosce, hai spettatori” dice con un leggero cenno del capo. Resto interdetta, poi metto a fuoco i due al tavolo all’altro lato del giardino. Mi rendo conto che mi stanno guardando e mi pare che non stiano più parlando di affari. La tovaglia corta lascia completamente libera la visuale e la gonna mostra sicuramente ...