1. Il pretaccio depravato e la giovane sposina 2


    Data: 27/09/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: don M., Fonte: EroticiRacconti

    ... scorgere gli occhioni della bella ragazza che rimpallano impazziti tra il mio cazzo svettante e pulsante e la grata, come se cercasse di scorgere i miei occhi per avere conferma della mia volontà.
    
    “Avanti! Succhialo!”, gli intimo con tono perentorio. “Devi mostrare al tuo dio cosa immaginavi di tanto osceno e peccaminoso in quella testa così malata. Succhiamelo. Puttana!”
    
    Manola inizia posando timorosa le labbra sulla mia cappella calda e turgida, io spingo in avanti il bacino cercando di sporgere il più possibile il cazzo, per quel che la pancia mi permette. In pratica mi addosso al pannello divisorio del confessionale e il mio peso fa scricchiolare il legno.
    
    “Succhiamelo. Succhiamelo! Prendilo in bocca e ciuccialo, sposina del cazzo!”
    
    Inizio a snocciolare le preghiere della riconciliazione e alterno delle sonore bestemmie tra un ‘atto di dolore’ e una invocazione alla misericordia, mentre la ragazza mi lecca, timida ma continua, l’asta e mi succhia la cappella. Mentre lo fa piange, ed io tra un grugnito e l’altro la rincuoro assicurandole il perdono divino se segue diligente le penitenze che è mio dovere infliggerle.
    
    Continua a succhiarmelo, la bella Manola. Me lo succhia dentro il confessionale, con l’abito bianco con cui tra pochi giorni, in questa stessa chiesa, la unirò in sposa al suo amato. Mi fa un pompino favoloso e la mia nerchia gradisce rinvigorendosi. Dopo innumerevoli seghe da solitario, non credo al piacere che sto provando nel sentire l’asta ...
    ... crescere avvolta dalla sua calda bocca, e la cappella premere contro il suo palato.
    
    Voglio di più adesso. Esco dalla mia parte del confessionale e mi fiondo su di lei. Mi interroga con lo sguardo e di nuovo mi chiede impaurita cosa voglia farle. Lo borbotta con un filo di voce rotto dal lamento e da un piagnucolio, ha tutto il mascara azzurro che le cola lungo le guance in due lacrime scure e profonde e i suoi occhioni mi fissano sgranati e impauriti. Ho un po’ di pena ora per questa sposina ma il pulsare irrequieto della mia asta mi ricorda che devo soddisfare la mia brama di sesso. Il cazzo lo sento pesante; come la canna di una lupara che mi pende tra le gambe, anche i coglioni li sento gonfi e duri. Spingo Manola con le spalle verso lo schienale, poi le afferro le caviglie e le porto su fino alle mie spalle. Manola nota che il mascara le è colato fin sul petto e sta macchiando con chiazze di azzurro scuro il bianco del suo abito da sposa. Questo la fa sbottare in un pianto isterico a dirotto, mentre a me l’immagine del candore dell’abito irrimediabilmente lordato e il suo viso angelico, stravolto e insozzato, mi eccitano come un porco.
    
    Lei, sempre con quel filo di voce rantolante, mi prega: “nella fica no, padre.” Sente la cappella spingere fra le labbra ed insinuarsi nella fessura bagnata. Ha un sussulto, lancia un lamento e insiste, piangendo a dirotto, di non fotterla nella fica. Sempre piangendo farfuglia che deve lasciare quel ‘posto’ vergine per il marito. ...
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