1. Un patto in comune


    Data: 19/09/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... mio capo calcandolo con forza come se volesse imprimerne l’impronta nella mia testa, facendomi percepire il potere incondizionato con cui poteva disporre di me. La mia unica e semplice risposta fu sollevare il capo non appena lei me lo permise e ritornare a leccare i suoi piedi. Forse inizialmente lei non s’aspettava una simile resa incondizionata da parte mia, ma la cosa non la sorprese più di tanto, anzi sembrava che fosse naturale per lei e forse già da tempo aveva atteso il momento in cui m’avrebbe sottomesso assoggettandomi in quel modo:
    
    ‘Adesso devo andare, la lezione per oggi &egrave finita’.
    
    Al suo comando mi staccai dai suoi piedi e le rinfilai le scarpe, ma senza calzini, perché quelli li avrei tenuti io per lavarli con la mia bocca e per imparare per bene a riconoscere il suo odore. Carponi la seguii fino alla porta e dopo averla aperta mi prostrai ai suoi piedi, Martina ne sollevò uno e mi impose di salutarla baciando la suola della scarpa.
    
    ‘Sappi però che questo &egrave soltanto l’inizio. Da oggi dovrai portarmi rispetto e servirmi come si deve. Tu sei il mio schiavo e la regola che dovrai sempre seguire &egrave molto semplice: io comando, tu obbedisci. Ti &egrave tutto chiaro leccapiedi?’.
    
    ‘Sì, certo padrona’. Martina rise di ...
    ... gusto per la risposta con cui suggellai quel patto e di cui poi mi pentii.
    
    ‘Bravo, &egrave così che devi chiamarmi e dovrai stare sempre inginocchiato ai miei piedi, poiché t’alzerai solo quando sarò io a darti il permesso’.
    
    Non avevo idea di cosa m’aspettasse o forse preferivo non pensarci. I suoi calzini erano lì sul mio divano, li raggiunsi carponi, come se ormai mi sentissi davvero un cane e mi fosse impossibile mantenere una posizione eretta. Ero solo, libero da ogni imposizione e da qualsiasi controllo, avrei potuto risollevarmi cercando di riprendere parte della mia dignità, ma non fui capace di farlo e neanche pensai di farlo. Restare immerso nella mia umiliazione era l’unico modo che avevo per non riflettere su di essa. Sapevo bene che al piacere subentrava la vergogna e il disgusto e volevo allontanare il più possibile quel momento, perché se mi fossi rialzato tornando alla normalità avrei sentito subito il peso di quanto avevo fatto. L’eccitazione riprese a pulsare nel mio cervello quando avvicinai il viso ai calzini di Martina, m’aggrappai disperatamente a quel dissennato e insano piacere, infilandomeli in bocca e lasciando che il sapore della degradazione e nel contempo dell’umiliazione s’impossessasse di me.
    
    {Idraulico anno 1999} 
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