1. Un patto in comune


    Data: 19/09/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... probabilmente m’avrebbe privato defraudandomi subito di quella gioia. La mia bocca era ormai satura del sapore del suo calzino, una fragranza per me inebriante e magnifica che giungeva dritta al mio cervello, annebbiando i miei sensi logorati dal suo insistente sbeffeggiarmi e dal suo piede che irremovibile si strofinava sulla mia faccia. Quando infine s’accovacciò sul mio petto ed estrasse il calzino dalla mia bocca, osservò divertita il risultato del prolungato lavorio:
    
    ‘Ma bene, a quanto pare un nuovo modo per lavare le calze’. Il suo sguardo colmo di disgusto e di disprezzo mi scrutò trapassandomi:
    
    ‘Vediamo se lavi altrettanto bene anche i piedi’ – ribatté sedendosi sul divano e ordinandomi di rialzarmi e di mettermi a quattro zampe.
    
    ‘Ecco, questa &egrave la posizione più adatta per te. Mi raccomando, ora lecca bene soprattutto tra le dita, perché &egrave lì che s’accumula la sporcizia’ – aggiunse allungando il piede sulla mia faccia e aprendo le dita a ventaglio.
    
    Senza farmelo ripetere tirai fuori la lingua e l’infilai tra le sue dita, avvolgendole in baci appassionati che tradivano i reali sentimenti che scatenavano in me i suoi piedi:
    
    ‘Che bravo che sei, si vede che sei portato per fare il leccapiedi’ – disse forzando le mie mascelle fino a farle spalancare.
    
    ‘Abbiamo trovato la tua vera vocazione’ – aggiunse infilando quasi metà del piede nella mia bocca.
    
    ‘Devo ammettere che questo trattamento, oltre che utile per pulire i piedi, &egrave anche ...
    ... molto piacevole e rilassante, credo proprio che te lo farò ripetere spesso, sai?’.
    
    Il suo piede forzò ancora le dimensioni naturali della mia bocca rigirandolo dentro e affondandolo fin dove poteva, poi lo ritrasse e me lo piantò in faccia godendosi a lungo il massaggio plantare della mia lingua che andava su e giù dal tallone alle dita. Nel frattempo, l’altro piede, ancora avvolto dal calzino se ne stava mollemente disteso sulla mia spalla solleticandomi con il suo odore. Quando Martina ritenne che la pulizia del primo piede fosse sufficientemente completa lo asciugò dalla saliva strofinandolo prima tra i miei capelli e poi sulla mia camicia, infine mi porse l’altro piede ordinandomi di liberarlo dal calzino e di leccarlo. Il sapore salato del suo sudore era ancora più intenso sul secondo piede, forse perché il calzino lo aveva preservato mantenendolo intatto. Lei dovette immaginarlo e lo strofinò compiacendosi sulla mia lingua ormai dolorante, che nonostante tutto continuava a leccare per inerzia:
    
    ‘Allora servo. Hai ancora il coraggio di chiamarmi mocciosa ora?’ – disse allontanandomi da sé con una pedata.
    
    Non sapevo dove m’avrebbe condotto tutto ciò, l’unica cosa di cui ero certo &egrave che non potevo, perché in quel momento neanche volevo tornare indietro. Fingere una strenua resistenza mi parve inutile e mi prostrai con il viso premuto contro il pavimento ai suoi piedi:
    
    ‘Bravo, vedo che hai finalmente imparato qual &egrave il tuo posto’.
    
    Il suo piede calò sul ...
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