1. Un patto in comune


    Data: 19/09/2021, Categorie: Dominazione / BDSM Autore: Idraulico1999, Fonte: RaccontiMilu

    ... piede sul mio viso per farmi capire che faceva sul serio.
    
    Martina praticava da qualche anno lezioni di boxe, io essendo più robusto di sicuro non potevo avere la meglio su di lei, ma volendo avrei potuto comunque liberarmi dalla posizione in cui m’afferrava e una volta in piedi lei forse avrebbe desistito dal suo desiderio d’umiliarmi. Il problema però era proprio la mia volontà, perché in quel momento lei mi stava obbligando a fare ciò che molte volte avevo sognato e il fatto che attualmente me lo imponesse intimandomelo con la forza, e che io apparentemente non potessi ribellarmi al suo volere, mi concedeva la possibilità d’essere libero di sottomettermi, un’occasione questa che non ebbi la forza di lasciarmi scappare:
    
    ‘Ti chiedo umilmente perdono e t’imploro d’avere pietà di me’ – sospirai io, mentre il suo piede continuava a soffocarmi.
    
    ‘Ecco, adesso va meglio, ma non basta. Devi dire anche che tu sei il mio cane e il mio zerbino, io la tua padrona’.
    
    ‘Va bene, sono il tuo cane, il tuo zerbino e tu sei la mia padrona’ ‘ le annunciai io.
    
    ‘Fammi sentire come a questo punto come abbai’.
    
    ‘Ti prego Martina’.
    
    ‘Abbaia cane’.
    
    Di nuovo m’arresi cedendo al suo volere e la sentii scoppiare in un’energica quanto crudele e sadica risata.
    
    ‘Molto bene. Come vedi, sono stata io a darti ripetizioni oggi e non il contrario. Ora che sai chi &egrave che comanda farò in modo che tu non lo dimentichi’.
    
    Sollevando il piede sul mio viso e puntandolo sulle mie ...
    ... labbra si sfilò il calzino e me lo ficcò dritto in bocca:
    
    ‘Com’&egrave? Buono, non &egrave vero? Ci ho sudato un po’, ma sono certa che a te non dispiacerà’.
    
    Io ero irrimediabilmente soggiogato dalla voluttuosa arroganza con la quale Stefania m’umiliava, così m’abbandonai fatalmente ad essa, senza pensare né ai postumi di quel piacere che in un secondo m’avrebbero assalito né alle possibili conseguenze di quanto stava avvenendo. Nessuna esitazione né indecisione si poteva dedurre dai suoi occhi nel modo in cui esercitava il suo potere, ma soltanto un presuntuoso e un sostenuto senso di superiorità, accompagnato da un infantile, sprovveduto e spensierato desiderio di vorace sopraffazione.
    
    ‘Lo terrai in bocca finché non imparerai a riconoscere il mio odore, proprio come un cane ben addestrato, perché &egrave solo questo che sei: un cane, il mio cane. D’ora in avanti imparerai a scattare a ogni mio comando leccando il fango dai miei stivali. Ti porterò a spasso con il guinzaglio e userò la tua faccia come uno zerbino prendendoti a calci ogni volta che mi disobbedirai, ogni qualvolta che m’andrà semplicemente di farlo’.
    
    Tenermi sotto i suoi piedi rappresentava per Martina la più bassa delle umiliazioni e il modo in assoluto più efficace per punirmi imponendomi la sua vittoria e la sua superiorità. Non immaginava che le sue azioni potessero procurarmi un intenso piacere e che potessi sentirmi paradossalmente vincitore in quella sconfitta, perché se lo avesse saputo ...
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